SUD – RECITAL DI SERGIO RUBINI – TEATRO MASSIMO – CAGLIARI – 18-22 FEBBRAIO 2015
CAGLIARI/ stagione 2014-15
GIU’ LA MASCHERA!18>22 FEBBRAIO 2015
Nuovo Teatro
SUD
Recital di e con Sergio Rubini
mercoledì 18 febbraio – ore 20.30 – turno A
giovedì 19 febbraio – ore 20.30 – turno B
venerdì 20 febbraio – ore 20.30 – turno C
sabato 21 febbraio – ore 20.30 – turno D
domenica 22 febbraio – ore 19.00 – turno E
OLTRE LA SCENA – incontro con gli artisti:
venerdì 20 febbraio – ore 17.30 alla MeM/ Mediateca del Mediterraneo di Cagliari : Sergio Rubini incontra il pubblico – ingresso libero
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Nuovo Teatro di Marco Balsamo
SUD
Recital di e con Sergio Rubini
musiche originali scritte ed eseguite dal vivo da Michele Fazio (pianoforte)
con Emanuele Smimmo (batteria)
e Marco Loddo (contrabbasso)
Lo spettacolo
Per farvi un’idea di questo spettacolo immaginate per un attimo di non essere seduti tra le file di una platea a teatro, ma nello scompartimento di un treno. Un treno un po’ spericolato perché a guidarlo è un attore ma anche un regista: un tizio magrino, il profilo puntuto, Sergio Rubini. Già altre volte in passato, ma solo sul grande schermo, vi ha fatto racconti di treni, binari, piccole stazioni di posti sperduti. Il capotreno ci dice che il motivo del viaggio a cui stiamo partecipando è il SUD ma nemmeno lui sa dove arriveremo, al Sud?, è probabile ma potrebbe anche andare diversamente.
La destinazione insomma è incerta.
E incerto è l’andamento del treno.
Fin da subito avrete la sensazione di aver percorso grandissimi tratti nell’arco di pochi minuti. Perché per esempio dalla lettura di un passo dei Persiani di Eschilo, incipit dello spettacolo, Rubini passerà al racconto di Matteo Salvatore, un cantastorie vissuto nel buio periodo del dopoguerra che ha fatto della sua miseria da pane nero la forza della sua poetica. Eppure dentro questo Sud abbandonato e senza luce, fiorisce la grande letteratura che proprio a Napoli ha avuto il massimo dell’espressione nell’opera di Eduardo, che ha fatto di personaggi schiacciati dal fatalismo e dalla rassegnazione dei veri giganti, non certo capaci di modificare la propria condizione, ma dei ragionatori, con il coraggio di guardarsi dentro. E a proposito di piccoli “eroi†del Sud, Rubini passerà al racconto di un altro capostazione, suo padre, che in un paesino agricolo del profondo Sud negli Anni Sessanta coltivava, come altri suoi compaesani, la passione per il teatro, per la recitazione, per la poesia. Come i versi in vernacolo di Giacomo D’Angelo che nel suo negozio di giocattoli scriveva poesie. Ad accompagnare le letture e intervallare i momenti dialogici a quelli recitati, le musiche originali eseguite dal vivo dal maestro Michele Fazio al piano, Marco Loddo al contrabbasso ed Emanuele Smimmo alla batteria, che renderanno vivo e attuale ogni verso.
Proseguendo la strada della riscoperta del passato, per gestire meglio il futuro, intrapresa con i precedenti lavori, con questo nuovo spettacolo Rubini va oltre il recital “La guerra dei cafoniâ€, dell’estate 2013, realizzandone uno nuovo e ancora più ricco, con poesie e racconti riguardanti il Mezzogiorno d’Italia.
“Noi siamo in un momento storico – ha spiegato Sergio Rubini – in cui bisogna tornare ad osservare gli anni ’70, quando ancora non avevamo incontrato i rovinosi anni ’80. Erano anni di passioni, erano anni in cui si dava molta importanza ai giovani e dalla gioventù che ci si aspettava i cambiamenti. Questi pensieri si sono guastati negli anni ‘80, facendo nascere le delusioni, nelle quali si radica la crisi che stiamo vivendo in questi giorni. Quindi ricominciamo dagli anni ’70 e questo spettacolo è una maniera per ricordarliâ€.
Suddiviso in tre parti, il recital racconta le vicende di Matteo, un ragazzo che oggi avrebbe l’età di un “nonno di tutti noiâ€, narra la storia di Eduardo, immerso in un Sud che riesce a tirarsi su e che anche sulla miseria riesce a costruire la propria dignità e cultura, che viene divulgata nel mondo e riprende, infine, stralci del libro di De Amicis.
“Troppo in fretta abbiamo dimenticato le nostre origini, quelle da cui veniamo. Però, secondo me, se non ci ricordiamo bene da dove veniamo, non sappiamo neanche dove dobbiamo andareâ€.
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