SU SINDIGU PRO UNA DIE – BARUMINI – VENERDI 24 AGOSTO
La Compagnia I Barbariciridicoli presenterà, venerdì 24 agosto, a Barumini nella piazza San Francesco, alle ore 21,30 lo spettacolo in limba Su Sindigu pro una die, organizzato dalla Filodrammatica Baruminese, con ingresso gratuito.
Su Sindigu pro una die è una commedia che, ridendo e scherzando, secondo gli stilemi tipici del teatro comico dei Barbariciridicoli, affronta in modo impegnato e riflessivo lo spinoso tema della politica, interrogandosi sul valore della stessa, in un’epoca in cui il senso più alto, quello etico, di tale nobile arte, sembra irrimediabilmente compromesso.
Tale senso infatti, sia nell’agire quotidiano dei cittadini sia nell’amministrazione della cosa pubblica da parte della classe dirigente, pare fortemente smarrito in una società che ha perduto a tutti i livelli il senso della “cittadinanza” e il valore morale della “collettività”, interamente dissolti nella coltivazione di ristretti interessi individuali, di tipo personale e clientelare.
La cancrena del degrado morale non esenta neanche la realtà di un piccolo e remoto villaggio della Sardegna, come l’immaginario Inuè, in cui è ambientata la commedia.
La storia, scritta da Francesca Pinna e Tino belloni, si svolge tutta in una giornata nella stanza del neo eletto sindaco della piccola cittadina, dove ha luogo una significativa carrellata di tipi di paese, alquanto buffi e strani, se non paradossali, che tengono alto il senso della commedia, fino al precipitare tragico del finale.
Cesare Concone, il neosindaco, è un uomo semplice e pulito, che è stato candidato dai marpioni della politica e degli affari per poter continuare a coltivare, dietro la facciata della sua integrità morale, i loro loschi traffici e spregiudicati maneggi. Senonché in una autoesaltazione, anche grottesca, della sua funzione pubblica scaturita dalla sua trionfale elezione, il Concone si rivela tutt’altro che malleabile alla trasgressione dei semplici principi di eticità ed equità che stanno dietro alla sua idea di amministrazione della cosa pubblica, sia pur da lui espressa in modo primitivo e finanche grossolano.
Così Cesare intraprende una lotta titanica, nella quale, in modo sempre più cosciente, dovrà affrontare piccoli e grandi congiurati della bottega del malaffare, ma soprattutto si scontrerà con gli stessi cittadini che l’hanno eletto, i quali gli avanzeranno esplicitamente il conto del proprio voto, da questi ormai acriticamente inteso come pura operazione di scambio commerciale per il proprio profitto personale. La sfida di Cesare è l’atto di denuncia di una corruzione politica che è il frutto di una sempre più inconsapevole degenerazione morale, che ha purtroppo il sapore del riso amaro…
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