SOLEILS – TEATRO MASSIMO – CAGLIARI – SABATO 26 OTTOBRE 2013SOLEILS – MASSIMO THEATRE – CAGLIARI – SATURDAY OCTOBER 26 Reviewed by admin on . FIND 31XXXI Festival Internazionale Nuova Danza Sabato 26 ottobre, ore 21 Teatro Massimo Allo spettacolo della Compagnia Charleroi Danses (Belgio) “Soleils” Spe FIND 31XXXI Festival Internazionale Nuova Danza Sabato 26 ottobre, ore 21 Teatro Massimo Allo spettacolo della Compagnia Charleroi Danses (Belgio) “Soleils” Spe Rating:

SOLEILS – TEATRO MASSIMO – CAGLIARI – SABATO 26 OTTOBRE 2013SOLEILS – MASSIMO THEATRE – CAGLIARI – SATURDAY OCTOBER 26

SOLEILSFIND 31XXXI Festival Internazionale Nuova Danza
Sabato 26 ottobre, ore 21
Teatro Massimo

Allo spettacolo della Compagnia Charleroi Danses (Belgio)
“Soleils”

Spettacolo per nove danzatori
Creato da Pierre Droulers
In collaborazione con i danzatori
Danzatori: Louis Combeaud / Yoann Boyer, Malika Djardi, Stanislav Dobak, Youness
Khoukhou, Renan Martins, Benjamin Pohlig, Peter Savel, Jonathan Schatz, Katrien
Vandergooten
Collaborazione artistica: Yuji Oshima
Musica originale: Beth Gibbons, Eric Thielemans
Lighting design: Pierre Droulers, Marc Lhommel
Costumi: Jean-Paul Lespagnard
Scena: Chevalier-Masson
Assistente artistico e suono: Arnaud Meuleman
Assistente alla coreografia: Michele Yang
Coordinatore tecnico: Marc Lhommel
Tecnici di consolle luci: Alice Dussart, Philippe Fortaine
Tecnico di consolle suono: Benoît Pelé
Stage manager: Aurore Labrosse
Costruzione: Maurizio Pipitone
Produzione: Charleroi Danses, Centre chorégraphique de la Fédération Wallonie-Bruxelles
Coproduzione: Kunstenfestivaldesarts / Festival de Marseille / Next Festival Thank’s to Jean- Biche, Benoît Caussé, Sylvie Mélis, Wagner Schwartz

Grande ritorno della compagnia Charleroi Danses, che fu ospite del Festival FIND nel 1996 e nel 1997 con le due creazioni di Fréderic Flamand “Ex Machina” (all’Anfiteatro Romano) e “Moving Target (al Teatro Lirico).
La compagnia è ora diretta da Pierre Drouler, che a sua volta presentò al festival nel 1997 lo spettacolo “Les petites formes”.

Pierre Droulers è una delle figure più importanti della danza belga. Nato nel 1951, si forma con Grotowski e Robert Wilson e si interessa al lavoro di Steve Paxton e del Judson Dance Theatre.
Lontano dalle mode e dallo “spettacolare” fine a stesso, il coreografo ha imposto un suo stile proprio. Compone i suoi lavori seguendo una logica prima di tutto sensoriale e tratta corpi, movimento, oggetti, suoni, luci e spazio come materiale da plasmare. Le sue creazioni si evolvono abbandonando la teatralità dei suoi primi spettacoli, tra cui un dittico dedicato a Finnegans Wake di James Joyce, a favore della forma astratta.

Nella sua nuova creazione “Soleils”, la protagonista è la luce: la luce fino all’incandescenza dell’astro solare, ma anche quella che aspetta nell’oscurità; la luce che si diffrange nelle materie ma anche quella che irradia i corpi. Rivisita l’energia bruciante dei rituali e delle sfilate carnevalesche. Situato in uno spazio scenico di una bellezza soggiogante, “Soleils” riafferma il fuoco della vita.

Tra abbagliamento e totale oscurità, qual è la differenza? Entrambi rendono ciechi, ma tra questi estremi le sfumature sono infinite. In “Soleils” nove danzatori tentano di vivere in uno spazio soggetto a eclissi. Tra tensione e sospensioni, i movimenti che attraversano la scena hanno il sorprendente effetto di produrre luce, a volte letteralmente. La luce condivide con l’agitazione dei corpi la stessa capacità di inventare lo spazio, di dargli forma. Questo ci riporta anche a riti pagani immaginari, in cui
i ballerini indossano maschere d’oro che rievocano alcune incisioni rinascimentali. Uno spettacolo vibrante di una strana densità, soprattutto quando la luce scarsa evoca una candela che sta per spegnersi o quando, al contrario, le ombre si fanno più nette sotto un’illuminazione violenta. Un lavoro in cui passano anche le ombre invisibili dei poeti Emily Dickinson e Dylan Thomas.

Lo spettacolo trae ispirazione dalle due poesie e dal fascino che da bambino le ombre e le lanterne magiche esercitavano sul coreografo, ma anche dalla questione filosofica del mito della caverna. Chi siamo? Siamo luci? Apparizioni? Riflessi? Goethe disse “la chiarezza è una giusta distribuzione tra luce e ombra”. In questo spettacolo è il movimento a creare la luce, ma anche l’ombra e il buio giocano un ruolo molto importante. Nel buio, la luce è sempre in attesa, in sospensione. Qui si esplorano tecnicamente tutte le possibilità della luce. E’ un tuffo nel mondo dell’apparenza e
dell’apparizione.

In questo lavoro sono la dissoluzione, la sparizione e l’estinzione della luce ad interessare il coreografo. Gli spettatori, immersi nell’oscurità, “sentono” i corpi al buio, in movimento piuttosto che percepirli. Una luce manipolata, flebile, illumina la scena. Solo per un breve istante, prima che l’oscurità si riprenda i suoi diritti. Questi bassi regimi luminosi forzano l’ascolto. La scena, allestita quasi come una sala prove, è più vicina all’estetica del lavoro che alla rappresentazione. Quando viene illuminata, i danzatori, come sotto pressione, sembrano prendere coscienza della nuova dimensione e dell’ambiente. Lo esplorano e, allo stesso tempo, si incontrano, si incrociano, si
scontrano, interagiscono alla vista di tutto.

E’ molto raro che Pierre Droulers lavori con un gruppo numeroso di danzatori, la sua ultima opera con più danzatori risale al 1998. Secondo il coreografo la folla, la moltitudine “permette di cambiare le maschere, le attitudini. La qualità del gruppo corrisponde all’identità dell’individuo?”, una domanda che funziona come una riconciliazione con la luce, personaggio principale di questo lavoro, “vero e
proprio tuffo nel mondo dell’apparenza e dell’apparizione”.

“Nel nostro sistema di sovraccarico di informazioni e di reti, per arrivare ad una persona bisogna cercare i gruppi a cui appartiene. La gente desidera associarsi sempre di più ai gruppi”, dice il coreografo, “Per i danzatori è piacevole sentire l’unisono, sentire che sono dentro un corpo che si muove e che proclama il suo piacere. E’ un qualcosa di simile all’estasi, alla necessità di uscire da se.”
Uscire da se stessi è la condizione necessaria per esplorare meglio il mondo che ci circonda.

Interessante, inoltre, lo spunto fornito dal Bunraku, teatro giapponese della marionette, da cui Droulers attinge per studiare l’origine del movimento.
Il coreografo ha inoltre intravisto spunti accattivanti nel corso del recente viaggio della compagnia in Brasile, da cui è nata l’idea di ricreare l’immagine di corpi che, con dirompente energia e sensualità, si muovono all’unisono per esprimere la gioia, il divertimento e la libertà della danza: fonte di puro piacere. Complice la scelta di costumi variopinti e luccicanti, disegnati appositamente per inserire nella nuova coreografia un carnevale di luci.SOLEILSFIND 31XXXI International Festival of New Dance
Saturday, October 26 , at 21
Teatro Massimo

The spectacle of the Company Charleroi Danses (Belgium)
” Soleils “

Entertainment for nine dancers
Created by Pierre Droulers
In collaboration with the dancers
Dancers : Louis Combeaud / Yoann Boyer, Malika Djardi , Stanislav Dobak , Youness
Khoukhou , Renan Martins , Benjamin Pohlig , Peter Savel , Jonathan Schatz , Katrien
Vandergooten
Artistic collaboration : Yuji Oshima
Original music : Beth Gibbons , Eric Thielemans
Lighting Design : Pierre Droulers , Marc Lhommel
Costumes: Jean -Paul Lespagnard
Scene: Chevalier- Masson
Assistant artistic and sound : Arnaud Meuleman
Assistant choreographer : Michael Yang
Technical Coordinator : Marc Lhommel
Technical lighting console : Alice Dussart , Philippe Fortaine
Technical console sound : Benoît Pelé
Stage manager : Aurore Labrosse
Construction: Maurizio Pipitone
Production: Charleroi Danses , Centre chorégraphique de la Fédération Wallonie-Bruxelles
Co-production: Kunstenfestivaldesarts / Festival de Marseille / Next Festival Thank’s to Jean- Biche , Benoît Caussé , Sylvie Melis , Wagner Schwartz

Great return of Charleroi Danses company , who was a guest of the Festival FIND in 1996 and in 1997 with the two creations by Frederic Flamand “Ex Machina ” ( Roman Amphitheatre ) and ” Moving Target ( at the Lyric Theatre ) .
The company is now run by Pierre Drouler , which in turn presented at the festival in 1997, the show ” Les petites formes .”

Pierre Droulers is one of the most important figures of the Belgian dance . Born in 1951, he formed with Grotowski and Robert Wilson and is interested in the work of Steve Paxton and Judson Dance Theatre.
Far from fashion and the ” spectacular ” end in itself, the choreographer has imposed his own style. He composes his works by following a logical first of all sensory and treats bodies , movement , objects , sound, light and space as a material to be molded . His creations evolve abandoning the theatricality of his early performances, including a diptych dedicated to Finnegans Wake by James Joyce , in favor of the abstract form .

In his new creation ” Soleils ” , the protagonist is the light : the light of the star to incandescence solar , but also the one who waits in the darkness, the light is diffracted in the subjects but also the one that radiates the bodies. Revisit the energy burning rituals and carnival parades . Located in a scenic area of a beauty overpowering , ” Soleils ” reaffirms the fire of life .

Among glare and total darkness , what is the difference ? Both make the blind, but the nuances between these extremes are endless. In ” Soleils ” nine dancers attempt to live in an area subject to eclipses. Between voltage and suspensions , the movements that cross the scene have the surprising effect of producing light , sometimes literally . The light shares with the agitation of the bodies the same ability to invent the space, to give it shape. This also brings us back to pagan imagery , in which
the dancers wear masks of gold that recall some engravings of the Renaissance. A vibrant show of a strange density , especially when the low light evokes a candle that is about to go out or when , on the contrary , the shadows are sharper under daylight violent . A work in which also pass the invisible shadows of the poets Emily Dickinson and Dylan Thomas .

The show is inspired by two poems and appeal that a child shadows and magic lanterns carried on in the choreographer , but also from the philosophical question of the myth of the cave. Who are we? We lights? Apparitions ? Reflexes? Goethe said, ” clarity is a fair distribution between light and shadow.” In this show is the movement to create the light, but also the shadow and darkness play a very important role. In the dark, the light is always on hold in suspension. Here we explore technically all the possibilities of light. It ‘ a plunge into the world of appearance and
apparition.

In this work, the dissolution , disappearance and extinction of light to affect the choreographer . The spectators, in darkness , ” feel ” the bodies in the dark , moving rather than perceive them. A light manipulated , weak , illuminates the scene . Only for a brief moment , before darkness he recovers his rights. These low light regimes force listening. The scene , set up almost like a rehearsal room , is closer to the aesthetics of the work that the representation . When it is illuminated , the dancers , as under pressure, seem to be aware of the new dimension and the environment. Explore it and , at the same time , meet, intersect,
collide, interact with the sight of all .

It ‘s very rare that Pierre Droulers work with a large group of dancers , his last opera with more dancers in 1998. According to the choreographer, the crowd , the multitude ” allows you to change the masks, the attitudes . The quality of the group corresponds to the identity of the individual? ” , An application that works like a reconciliation with the light, the main character of this work, ” real
plunge yourself into the world of appearance and the appearance . “

“In our system overload of information and networks , to arrive at a person must look for the groups to which it belongs. People want to associate more and more groups , “says the choreographer , ” For the dancers is nice to hear the unison , feel that they are inside a body that moves and proclaiming his pleasure. And ‘ something similar to ecstasy , the need to come out of . “
Out of oneself is the necessary condition to better explore the world around us.

Interesting also the inspiration provided by Bunraku , Japanese puppet theater , which draws Droulers to study the origin of the movement.
The choreographer has also caught a glimpse of eye-catching ideas in the course of the company’s recent trip to Brazil , from which was born the idea of ​​recreating the image of bodies , with bursting energy and sensuality, they move in unison to express the joy , the fun and freedom of dance : a source of pure pleasure. Thanks to the choice of colorful costumes and glistening , specially designed to fit into the new choreography a carnival of lights.

Leave a Comment

You must be logged in to post a comment.

© 2015 kalariseventi.com All rights reserved

Scroll to top