SA COIA MAUREDDINA – SANTADI – DOMENICA 5 AGOSTO
La manifestazione più importante che si svolge a Santadi è Sa Coia Maurreddina (il Matrimonio Mauritano), che dal 1968 si ripete ogni prima domenica di Agosto (quest’anno sarà domenica 5 agosto) e viene celebrato secondo i canoni della Chiesa Apostolica Romana. Il termine non deve trarre in inganno, in quanto non si tratta di un rito pagano, ma il riferimento è relativo alle genti africane che probabilmente, in passato, sono sbarcate nei lidi sulcitani e sono state ospiti delle terre Santadesi.
I preparativi del Matrimonio Mauritano
La cerimonia de ‘Sa Coia Maurredina’ coinvolge l’intera collettività; il Paese partecipa alla festa in modo molto sentito, infatti il rito, rinnova lo spirito d’appartenenza alle tradizioni antiche delle genti sulcitane, rafforza l’identità culturale del popolo sardo che si arricchisce di nuova consapevolezza.
Ogni fase dei preparativi che precede il Matrimonio è curata in ogni piccolo particolare.
Gli anziani sarti del paese con dedizione e minuzia confezionano l’abito degli sposi, realizzato con le stoffe più pregiate attenti affinché ogni dettaglio sia quanto più fedele alla tradizione.
Anche la scelta delle ‘traccas’ ricopre molta attenzione: i buoi che trainano i carri sono selezionati tra i capi più belli della mandria, abbelliti da nastri e coccarde colorate. Le ‘traccas’ sono allestite con cura, addobbate con tappeti lavorati a mano, preziosi tessuti ricamati, intrecci di fiori, spighe di grano e rami di mirto.
Ancora, in occasione de “Sa Coia Maurreddina” le donne preparano il pane tipico “is cocois e is murtuareddas”, lavorato da mani esperte fino a renderlo bianchissimo; lo stesso viene offerto ai presenti al termine della cerimonia nuziale, come vuole la tradizione.
I riti nuziali
‘Sa Coia Maurreddina’ è un rito cristiano, celebrato dal Sacerdote nella Chiesa parrocchiale di San Nicola, sul sagrato della stessa, i due giovani si scambiano le promesse nuziali, tra la gioia e l’emozione dei presenti che si rendono testimoni dell’evento.
Al termine della Messa si ripropone una speciale antica benedizione – “Rito dell’acqua”: gli sposi si inginocchiano su un cuscino bianco e le madri a turno, quasi con dignità sacerdotale, fanno il segno della croce con un bicchiere colmo d’acqua, simbolo degli arcani elementi della vita stessa. Poi le madri cospargono il capo dei figli con “Sa Gratzia”: chicchi di grano, petali di rose, granellini di sale e alcune monetine; simbolo rispettivamente di abbondanza, felicità, saggezza, ricchezza. Dopodichè le madri rompono il piatto che conteneva “Sa Grazia”, in segno scaramantico.
Questi sono gli auguri più belli, più commoventi e puri che le madri esternano con gesti semplici ai propri figli.
Il Corteo Nuziale
… Il mormorio delle genti, dei turisti incuriositi accorsi per l’occasione viene rotto d’un tratto, al passaggio del Corteo Nuziale che accompagna gli sposi all’altare.
D’improvviso un silenzio austero e rigoroso quanto spontaneo, … il suono melodioso delle Launeddas, ‘sonus de canna’, coinvolge la folla, quasi sospesa nell’apprezzare le note del caratteristico strumento della tradizione musicale sarda.
A seguire, su un tappeto di fiori “sa ramadura” sfilano le rappresentanze folkloristiche provenienti da ogni parte dell’isola; i gruppi incantano gli spettatori ammaliati dalla bellezza dei costumi che si fregiano di sete e damaschi, pizzi e lino, balze ornate, corsetti aggraziati, scialli colorati e ricamati finemente, arricchiti da gioielli realizzati in finissima filigrana d’oro.
Di seguito gli schieramenti composti dei fieri cavalieri, che danno mostra della loro abilità nel condurre gli eleganti equini per le vie del paese, rendono omaggio agli sposi con la loro nobile bellezza.
Infine, scorrono tra la folla le Traccas che al mattino lasciano i rioni del paese in cui sono state addobbate con passione e dedizione. Le stesse ospitano gli sposi, i testimoni e familiari della coppia; alla sposa è destinata la Tracca più elegante, a seguire quella del futuro sposo e dei testimoni.
L’emozione è al culmine, il coinvolgimento dei presenti è totale. Tutti si stringono attorno alla coppia che di lì a poco raggiungerà il sagrato della Chiesa, in un’atmosfera ricca di sacralità e gioia.
L’Abito Nuziale
Gli sposi, i rispettivi genitori, testimoni e tutti gli invitati alle nozze, indossano il costume tradizionale, quello elegante, che fin dal passato era riservato alle occasioni più importanti, di festa. Nella tradizione del Basso Sulcis, l’abito della sposa (su bistiri po si coiai) differiva da quello giornaliero per la qualità pregiata dei tessuti, l’accurata fattura e la rigorosa precisione nel cucito, nei pizzi e nei ricami.
Il vestito della sposa è realizzato con una preziosa seta o broccato di seta ‘sera a matas’, di diverse tonalità di colore e con disegni floreali. L’abito si compone di: “su manteu”- lunga gonna a pieghe; “su gipponi”- giubbetto fermato ai polsi con due o tre bottoni d’oro; “sa perr’e sera”- fazzoletto di seta bianca ricamata, incrociato sul petto e chiuso da una spilla d’oro; “su vantaliccu”- grembiule di seta nera semplice, ricamato o impreziosito con pizzi fatti a mano; “sa scofia” cuffia copricapo di seta rossa dai lunghi nastri, su cui si applica “su mucaroi biancu”- fazzoletto di tulle finemente ricamato ad ago con disegni floreali; “sa mantillia” – mantillia di seta bianca o in alternativa “su sciallinu ‘e sera” si indossa sul fazzoletto di tulle. L’abito si arricchisce de “is prendas”- i gioielli realizzati in filigrana d’oro (anelli, pendenti, spille, bottoni e la collana).
L’abito maschile da cerimonia (sa roba po si coiai) è realizzato con il lino o l’orbace; lo sposo indossa “is cracionis de linu”- sottocalzoni di lino bianco; “is cracionis”-calzoni in orbace; “sa camisa”- camicia di cotone finemente cucita a mano, con ricami su polsini e colletto, su quest’ultimo vengono applicati due bottoni in filigrana d’oro o d’argento; “su cossu”- gilet di lana leggera con intarso posteriore di colore violetto/rosso, è chiuso sul petto da due file di monetine d’argento; “su turbanti”- fazzoletto di seta rossa fiorita da indossare legato su “sa berritta”; “is craccias”- gambali di orbace nero; “is crapitas”- scarpe nere a polacca spesso con tacco alto lavorato. In inverno l’abito correda de “su serenicu”- cappotto di orbace nero finemente tessuto e abbellito con intarsi di velluto rosso o/e bordeaux e con ricami eseguiti ad ago utilizzando fili d’oro, fermato al collo da due alamari d’argento.
info: www.prolocosantadi.it
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