RE LEAR con MICHELE PLACIDO – TEATRO MASSIMO – CAGLIARI – 10-11-12-13-14 DICEMBRE 2014
in collaborazione con Ghione Produzioni / e con Estate Teatrale Veronese
Re Lear
di William Shakespeare
traduzione e adattamento Michele Placido e Marica Gungui
con Michele Placido
e con Gigi Angelillo
e Francesco Bonomo, Federica Vincenti, Francesco Biscione,
Giulio Forges Davanzati, Peppe Bisogno, Brenno Placido, Alessandro Parise, Marta Nuti,
Maria Chiara Augenti, Mauro Racanati, Bernardo Bruno, Gerardo D’Angelo
scene Carmelo Giammello
musiche originali Luca D’Alberto
costumi Daniele Gelsi
light designer Giuseppe Filipponio
regia Michele Placido e Francesco Manetti
Lo spettacolo
Re Lear esplora la natura stessa dell’esistenza umana: l’amore e il dovere, il potere e la perdita, il bene e il male, racconta della fine di un mondo, il crollo di tutte le certezze di un’epoca, lo sgomento dell’essere umano di fronte all’imperscrutabilità delle leggi dell’universo.
All’inizio del dramma Lear rinuncia al suo ruolo, consegna il suo regno nelle mani delle figlie, si spoglia dell’essere Re, pilastro e centro del mondo, per tornare uomo tra gli uomini, rifarsi bambino e in pace “gattonare verso la morte”. Come un bambino pretende l’amore, Lear esige in cambio della cessione del suo potere, che le figlie espongano in parole i loro sentimenti per lui. Ma Cordelia, la più piccola, sa che l’amore, il vero amore non ha parole e alla richiesta del padre può rispondere solo: “nulla, mio signore”. È questo equivoco, questo confondere l’amore con le parole, che, nel momento in cui le altre figlie si mostreranno per quello che sono, farà crollare Lear rendendolo pazzo. E con Lear è il mondo intero che va fuor di sesto, la natura scatenata e innocente riprende il suo dominio, riporta gli uomini al loro stato primordiale, nudi e impauriti, in balia di freddo e pioggia a lottare per la propria sopravvivenza, vermi della terra. È qui che può cominciare un crudele cammino d’iniziazione: resi folli o ciechi per non aver saputo capire o vedere, Lear e il suo alter ego Gloucester, accompagnati da figli che si son fatti padri, giungeranno finalmente a capire e vedere.
L’autore
Tra i più grandi drammaturghi di tutti i tempi, William Shakespeare nacque a Stratford-upon-Avon, nel 1564; appena diciottenne, nel 1582, sposò Anne Hathaway, da cui ebbe tre figli, Susanna e i gemelli Judith e Hamnet (morto prematuramente all’età di undici anni).
Inizia la sua carriera teatrale a Londra, dove nel 1592 è già noto come attore e collaboratore alla stesura di copioni per il teatro pubblico. Autore di capolavori – da “Riccardo III” a “Tito Andronico”, dal “Sogno di una notte di mezza estate” a “Il mercante di Venezia”, da “Amleto” a “Giulio Cesare”, “Otello”, “Re Lear”, “Macbeth” e “La tempesta”, e figura di spicco nell’Inghilterra elisabettiana, ha saputo magistralmente indagare il mistero della natura umana. Nelle sue opere è presente il respiro dell’immortalità.
Note di Regia
Io pure sono mortale e uomo come tutti gli altri,
e sono nato da colui che per primo fu creato dalla terra.
E nel ventre di mia madre fui plasmato in dieci mesi per essere carne:
fui coagulato nel sangue dal seme dell’uomo e dal piacere che deriva dal sonno.
E quando nacqui, ricevetti la comune aria e caddi sulla terra, che è di natura affine,
da prima piangendo e gemendo come tutti gli altri.
Fui avvolto in fasce e nutrito con grande cura.
Nessun re ha avuto altro inizio di nascita.
Tutti gli uomini entrano nella vita e similmente ne escono. (Libro della Sapienza)
Lear, Tragedia della gravità (Simone Weil)
- Ho frequentato Shakespeare nei più teneri anni dell’adolescenza, improvvisando rappresentazioni notturne per i miei compagni paesani (ricordo un “essere o non essere” finito con un gavettone d’acqua), iniziai la mia carriera proprio come attore nel ruolo del “muro” nel “Sogno di una notte di mezza estate” con la regia di Orazio Costa; ho poi interpretato: il bastardo nel “Re Giovanni” con la regia di Fortunato Simone, Calibano ne “La Tempesta” con la regia di Sthreler, Petruccio ne “La Bisbetica Domata” con la regia di Dall’Aglio, Macbeth e Otello con la regia di Bellocchio e Calenda. Solo l’assidua frequentazione del mondo di Shakepeare in questi anni tormentati della nostra storia mi ha dato coraggio nel proseguire il cammino senza sorprendermi dell’orrore che noi uomini siamo capaci di scatenare……. -
Re Lear esplora la natura stessa dell’esistenza umana: l’amore e il dovere, il potere e la perdita, il bene e il male, racconta della fine di un mondo, il crollo di tutte le certezze di un’epoca, lo sgomento dell’essere umano di fronte all’imperscrutabilità delle leggi All’inizio del dramma Lear rinuncia al suo ruolo, consegna il suo regno nelle mani delle figlie, si spoglia dell’essere Re, pilastro e centro del mondo, per tornare uomo tra gli uomini, rifarsi bambino e in pace “gattonare verso la morte”. Come un bambino pretende l’amore, Lear esige in cambio della cessione del suo potere, che le figlie espongano in parole i loro sentimenti per lui.
Ma Cordelia, la più piccola, sa che l’amore, il vero amore non ha parole e alla richiesta del padre può rispondere solo: “nulla, mio signore”. È questo equivoco, questo confondere l’amore con le parole, che, nel momento in cui le altre figlie si mostreranno per quello che sono, farà crollare Lear rendendolo pazzo. E con
Lear è il mondo intero che va fuor di sesto, la natura scatenata e innocente riprende il suo dominio, riporta gli uomini al loro stato primordiale, nudi e impauriti, in balia di freddo e pioggia a lottare per la propria sopravvivenza, vermi della terra. È qui che può cominciare un crudele cammino d’iniziazione: resi folli o ciechi per non aver saputo capire o vedere, Lear e il suo alter ego Gloucester, accompagnati da figli che si son fatti padri, giungeranno finalmente a capire e vedere.
Il palcoscenico in cui si muovono i nostri personaggi, è la distruzione del mondo. La storia di Lear è la storia dell’uomo, la storia di civiltà che si credono eterne ma che fondano il loro potere su resti di altri poteri, in un continuo girotondo di catastrofi e ricostruzioni, di macerie costruite su macerie.
Scene in sé così vive e potenti da farci tornare alla mente una composizione poetica del ‘500 dal forte simbolismo: “Corpus Christis Carol” dal quale trasuda un fremito religioso che attraversa anche il testo shakespeariano. Da questo canto, tramandato nei secoli e rinnovato nella meravigliosa interpretazione di Jeff Buckley, la cui vita grottesca e drammatica ci ricorda personaggi come Edgar e il Fool, partirà la composizione della drammaturgia musicale, realizzata da Luca D’Alberto, che fonderà i profili di Cordelia con il Fool, del Fool con Lear, di Edgar con Gloucester, attraverso soluzioni armoniche e graffi timbrici.
Che cosa ha dunque senso in questa tragedia? Quale speranza possiamo trarre? Forse solo la conoscenza di che cosa sia l’uomo di fronte all’universo, raggiunta attraverso un percorso di spoliazione in cui l’amore e la solidarietà si mostrano nella loro essenza terribilmente umana. Forse solo a questo, ad aiutare la creazione di questa consapevolezza, mira tutta l’opera di Shakespeare, a patto però che gli spettatori non dimentichino mai di trovarsi a teatro, che non cadano nell’illusione di un altro mondo, che sempre vedano il muro dietro la scena di cartone.
Info e contatti:
Per gli acquisti rivolgersi alla biglietteria del Teatro Massimo (ingresso in via De
Magistris 12)
tel. +39 345.4894565
biglietteria@cedacsardegna.it
e-mail: cedac@cedacsardegna.it
web: www.cedacsardegna.it
biglietti serali
intero ridotto
primo settore € 32 € 25
secondo settore € 27 € 20
loggione € 15 € 10
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