PEER: STORIE DI UN LADRO DI STORIE – TEATRO MASSIMO – CAGLIARI – 3-6 MAGGIOPEER: STORIES OF A THIEF OF STORIES – MASSIMO THEATRE – CAGLIARI – MAY 3 TO 6
TEATRO STABILE DELLA SARDEGNA
SALA GRANDE
3/6 MAGGIO 2013
regia GUIDO DE MONTICELLI
con Maria Grazia Bodio, Lia Careddu,Eleonora Giua, Paolo Meloni, Isella Orchis, Cesare Saliu, Elisabetta Spaggiari, Simone Toni, Luigi Tontoranelli, Sara Zanobbio
e gli studenti dell’Università di Cagliari
progetto visivo studenti Facoltà di Ingegneria e Architettura, Sezione Architettura
musiche e suoni studenti Conservatorio di Musica Pierluigi da Palestrina
costumi Adriana Geraldo
musiche Mario Borciani
disegno luci Loïc François Hamelin
regista assistente Nicolò Columbano
personaggi e interpreti
La bottega delle arti e del pensiero
filosofia, teatro, musica, arte visiva
Tanti giovani, ragazzi e ragazze, tutti imbarcati sul vascello di questo nuovo viaggio filosofico-teatrale, sulle orme di un altro ragazzo come loro, Peer Gynt: gli studenti di filosofia, a discutere di identità, verità e finzione sul palcoscenico del Massimo; e quelli di Architettura, alle prese con plastici e progetti per dare uno spazio alle avventure di Peer; e gli studenti del Conservatorio, classi di percussione, violino, arpa, trombone, per evocare suoni e musiche di quelle avventure. E quelli che, avendo partecipato a un laboratorio teatrale, saranno in scena assieme agli attori del Teatro Stabile della Sardegna. Così i “filosofi” e gli “architetti” (ed altri studenti di diverse facoltà) si avvicinano al linguaggio della scena e alla scena portano il contributo della propria riflessione.
Come il giovane Peer, inventore di storie, il pensiero (filosofico, poetico, teatrale….) vive soltanto immerso nel potenziale della giovinezza. Il pensiero ha bisogno dei ragazzi quanto loro hanno bisogno del pensiero: e anche questo, attraverso le grandi immagini dell’identità e della fedeltà o infedeltà a se stessi, è il senso che abbiamo voluto dare a questo viaggio teatrale attraverso il Peer Gynt di Ibsen, e al laboratorio del pensiero che ne è nato, culminante nel Festival di filosofia.
DALLE NOTE DI REGIA
«Peer, tu menti!». È la prima battuta di questa grande favola teatrale sulla crescita, sulla ricerca di sé, di questa galoppata che abbraccia un’esistenza intera, dalla fanciullezza alla vecchiaia, ma che è tutta condotta, dal primo istante fino all’ultimo, sul dorso scalpitante di un’unica età: quella del nostro essere ragazzi. «Peer, tu menti!». È mamma Aase che si rivolge al figlio scapestrato che le sta raccontando proprio della sua ultima prodigiosa cavalcata in groppa a una renna su per le creste ghiacciate del nord, sul filo del precipizio. E di quando la renna scivolò nell’abisso, e tutti e due, cavalcatura e cavaliere, precipitarono nel vuoto a rotta di collo. E di come, nel precipitare, lui, Peer, scorse nel fondo qualcosa di bianco che luccicava, e pareva il ventre di una renna, ed era «la nostra immagine riflessa dalle acque del lago» che stava sotto, e che dal fondo saliva alla superficie «con la stessa velocità con cui noi precipitiamo». Ed è tutta una tastiera di emozioni, quella con cui la madre ascolta le parole del figlio: furore, apprensione, terrore, come se lei stessa fosse lanciata su quell’ottovolante, impotente a salvare il suo ragazzo, infine di nuovo furore: «Ah, demonio d’un contaballe!… Questa storia ora me la ricordo, l’ho sentita quando avevo vent’anni. Era successa a Gudbrand Glesne… non a te!».
Peer è un inventore di storie. O meglio: Peer è un ladro di storie. Ed è, di volta in volta, il narratore o il personaggio, o tutti e due insieme. In questo senso è come il suo autore, Henrik Ibsen, che “ruba” il suo Peer Gynt a una novella del suo conterraneo Asbjørnsen, il quale diceva, appunto, di Peer, che era un tipo singolare: «raccontava sempre che lui stesso aveva preso parte a tutte le avventure che si diceva fossero capitate un tempo».
E così, sempre a caccia di storie, dopo i primi tre atti vissuti nella sua terra madre, la Norvegia, lo ritroveremo, nel quarto, in età matura, proiettato in una bizzarra Iliade “turistico-affaristica” sulle coste del Marocco e poi nel deserto e in Egitto a tu per tu con la Sfinge.
E Peer sarà, di volta in volta, commerciante di negri per la Carolina e di statuette di idoli per la Cina e poi, per virtù di contrappasso, esportatore di missionari ben forniti di calze, bibbie, riso e rum, e, in una vertiginosa altalena di sogni di grandezza e ricadute nella bancarotta fisica e morale, eserciterà la professione di profeta, in abiti orientali, attorniato da fanciulle danzanti, per finire davanti alla Sfinge e al suo eterno enigma, e concludere il suo viaggio in un manicomio del Cairo, incoronato re dei pazzi.
Storie di un ladro di storie, sogni di un eterno ragazzo alla ricerca del suo sé, che confluiranno nel grande atto del ritorno – il quinto – nel quale ogni figurazione del passato diventa, indifferentemente, mito immemoriale (racconto, ancora racconto) o strato di una cipolla da sfogliare senza mai trovare il nucleo.
E che cos’è, questo consistere in un nulla che è tutto (già Don Chisciotte ci aveva provato proiettandosi nelle storie illusorie e insieme reali dei suoi amati libri di cavalleria) se non la strada dell’artista, del narratore, del poeta, infine dell’attore? Proprio come fa dire Pirandello al suo mago Cotrone, in quella battuta che abbiamo usato come epigrafe a tutta la nostra stagione: «Non si dà mai il caso di dirla, la verità, come quando la si inventa».
È l’avventura d’esser sé, per usare il titolo che abbiamo dato al nuovo Festival di filosofia, al quale, questo nostro viaggio all’interno del Peer Gynt ibseniano, è intimamente intrecciato. E sarà, in tutti i sensi, un viaggio, che non pretendiamo certo di completare in un solo episodio (lo spettacolo si concentrerà per ora sulla giovinezza norvegese di Peer), e che viene presentato con inedite modalità di lavoro, imbarcando nell’impresa, insieme agli attori della compagnia, molti giovani che ci hanno aiutato a sognarlo nei suoi molteplici aspetti: i ragazzi della Facoltà di Architettura, che ne hanno immaginato il ricco itinerario visivo; e quelli del Conservatorio di Cagliari che ne hanno sognato la musica e i suoni; e i giovani attori coinvolti, a cui si sono uniti – in quella che abbiamo chiamato “la bottega delle arti e del pensiero” – gli studenti della Facoltà di Filosofia, impegnati, nel corso di tutto l’anno, in seminari filosofici e teatrali, alla ricerca dei grandi temi di quest’opera e della loro messa in pratica nel concreto lavoro di palcoscenico: e tutto questo in preparazione del festival e dello spettacolo.
L’avventura d’esser sé, ovvero esserlo fino al punto di rifiutarsi all’ultimo incontro col Fonditore di bottoni, estremo “doppio” di Peer, che vorrebbe rifonderlo, ormai vecchio, nella sua cucchiaia; proprio come lo stesso Peer faceva per gioco da bambino con i bottoni di stagno.
Perché viviamo? A che scopo? Sempre lo stesso. Diventare bambini.
TEATRO MASSIMO
via De Magistris 12 – Cagliari
tel. 070/6778129 -120
fax 070/6778192
INFOPOINT/PREVENDITA Viale Trento, 9
dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 19.
sabato dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 19 (apertura straordinaria sino al 27-10-12)
BIGLIETTERIA/INGRESSO Via De Magistris, 12
dal lunedì al venerdì apertura un’ora prima dello spettacolo.
Sabato, domenica e festivi (nei giorni di spettacolo)
dalle 17 fino all’inizio dello spettacolo.
DANILO SODDU, MARCO MURGIA
biglietteria@teatrostabiledellasardegna.it
Tel. 070.6778129
STABLE THEATRE OF SARDINIA
GREAT ROOM
3/6 May 2013
directed GUIDO DE MONTICELLI
with Maria Grazia Bodio, Lia Careddu, Eleanor Giua, Paolo Meloni, Isella Orchis, Caesar Saliu, Elizabeth Spaggiari, Toni Simon, Louis Tontoranelli, Sara Zanobbio
and students of the University of Cagliari
visual design students Faculty of Engineering and Architecture, Architecture Section
music and sounds Conservatory of Music students Pierluigi da Palestrina
Adriana costumes Geraldo
Mario music Borciani
lighting design Loïc Francois Hamelin
assistant director Nicholas Columbano
characters and performers
The shop of art or thought
philosophy, theater, music, visual art
Many young people, boys and girls, all boarded the vessel of this new philosophical and theatrical journey in the footsteps of another guy like them, Peer Gynt: the students of philosophy, to discuss identity, truth and fiction on the stage of Maximum, and those of Architecture, struggling with models and projects to give space to the adventures of Peer, and students of the Conservatory, classes, percussion, violin, harp, trombone, sound and music to evoke those adventures. And those who, having participated in a theater workshop, will be on stage with the actors of the Teatro Stabile of Sardinia. So the “philosophers” and “architects” (and other students from different faculties) are closer to the language of the scene to the scene and make a contribution of their own reflection.
As the young Peer, inventor of stories, the thought (philosophical, poetic, theatrical ….) only lives immersed in the potential of youth. Thought needs of children as they need the thought: and this, through the large images of identity and fidelity or infidelity to themselves, is the way we wanted to give this theatrical journey through Ibsen’s Peer Gynt and the laboratory of thought that he was born, culminating in the Festival of philosophy.
FROM THE DIRECTOR’S NOTES
“Peer, you’re lying.” It is the first line of this great theatrical fable on growth, self-seeking, this ride which embraces entire existence, from childhood to old age, but that is all conduct, from the first moment to the last, pounding on the back of single age: that of our being children. “Peer, you’re lying.” You mother Aase that caters to the wayward son that is telling of his own prodigious last ride on the back of a reindeer up the icy ridges of the north, on the edge of the precipice. And when the reindeer slid into the abyss, and both, horse and rider, fell on deaf ears at breakneck speed. And how, in the dash, he, Peer, he saw something in the bottom of gleaming white, and looked like the belly of a reindeer, and it was “our image reflected by the waters of the lake,” she was under, and that from the bottom to the saliva surface “with the same velocity with which we rush.” And it’s all a keyboard of emotions, the one with the mother hears the words of the son: anger, anxiety, terror, as if she herself was launched on quell’ottovolante, powerless to save her boyfriend, finally back fury: “Ah , devil of a bale! … This story now I remember, I heard it when I was twenty. Had happened to Gudbrand Glesne … not to you. “
Peer is an inventor of stories. Or better: Peer is a thief of stories. And is, in turn, the narrator or the character, or both together. In this sense it is like its author, Henrik Ibsen, who “steals” his Peer Gynt on a short story of his countryman Asbjørnsen, who said, in fact, Peer, who was a singular type: “He always told that he himself had took part in all the adventures that were said to have happened a time. “
And so, always looking for stories, after the first three acts lived in his homeland, Norway, will find him in the fourth, Mature Adult, projected in a bizarre Iliad “tourist-business area” off the coast of Morocco and then in desert and Egypt face to face with the Sphinx.
And Peer will, from time to time, merchant of Negroes for Carolina and statues of idols for China and then, by virtue of retaliation, exporter of missionaries well supplied with socks, Bibles, rice and rum, and, in a dizzying swing dreams of grandeur and relapses into physical and moral bankruptcy, will exercise the profession of a prophet, in oriental clothes, surrounded by dancing girls, ending in front of the Sphinx and to his eternal enigma, and end his journey in an insane asylum in Cairo, crowned king of fools.
Stories of a thief of stories, dreams of an eternal boy in search of his own, which will feed into the great act of return – the fifth – in which each of the past figuration becomes indifferently immemorial myth (story, story yet) or layer of an onion to browse without ever finding the core.
And what, this consist of a nothingness that is everything (formerly Don Quixote had tried projecting both real and illusory in the stories of his beloved books of chivalry) if the street artist, the storyteller, the poet, finally actor? Just like to say to his magician Cotrone Pirandello, in that line that we have used as an epigraph to our whole season, “Do not give up on the case to say it, the truth, as when you invent.”
It is the adventure of being itself, to use the title we have given to the new Festival of philosophy, to which our journey within the Peer Gynt ibseniano, is intimately woven. It will, in all senses, a journey, which certainly do not claim to complete in one episode (the show will focus for now on the Norwegian youth Peer), and presented with completely new forms of work, embarking in the enterprise, together with the actors of the company, many young people who have helped us to dream in all its aspects: the children of the Faculty of Architecture, who have imagined the rich visual itinerary, and those of the Conservatory of Cagliari who have dreamed of the music and sounds; and the young actors, who have come together – in what we have called “the workshop of the arts and of thought” – students of the Faculty of Philosophy, committed in the course of the year, in philosophical and theatrical workshops, the search of the big themes of this work and putting them into practice in the concrete work of the stage: and all this in preparation for the festival and entertainment.
The adventure of being itself, or be to the point of refusing the last meeting with Fonditore of buttons, extreme “double” of Peer, who would like to recast in, an old man, in his bucket, just as he did for the same Peer game as a child with the buttons of tin.
Why do we live? To what end? Always the same. Become children.
TEATRO MASSIMO
12 Via De Magistris – Cagliari
tel. 070/6778129 -120
fax 070/6778192
INFOPOINT / ADVANCE Viale Trento, 9
Monday to Friday from 10 to 13 and from 16 to 19.
Saturday from 10 to 13 and from 16 to 19 (special opening until 27-10-12)
TICKET / INPUT Via De Magistris, 12
Monday to Friday opening hour before the show.
Saturday, Sunday and public holidays (performance days)
from 17 until the beginning of the show.
DANILO SODDU, MARCO MURGIA
biglietteria@teatrostabiledellasardegna.it
Tel 070.6778129
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