L’ORIGINE DEL MONDO – TEATRO MASSIMO – CAGLIARI- 28 GENNAIO -1 FEBBRAIO 2015 Reviewed by admin on . CeDAC / La Grande Prosa al Teatro Massimo  CAGLIARI/ Teatro Massimo  28 gennaio> 1 febbraio 2015 L'ORIGINE DEL MONDO/ RITRATTO DI UN INTERNO  scritto e diret CeDAC / La Grande Prosa al Teatro Massimo  CAGLIARI/ Teatro Massimo  28 gennaio> 1 febbraio 2015 L'ORIGINE DEL MONDO/ RITRATTO DI UN INTERNO  scritto e diret Rating: 0

L’ORIGINE DEL MONDO – TEATRO MASSIMO – CAGLIARI- 28 GENNAIO -1 FEBBRAIO 2015

ORIGINECeDAC / La Grande Prosa al Teatro Massimo 
CAGLIARI/ Teatro Massimo 
28 gennaio> 1 febbraio 2015

L’ORIGINE DEL MONDO/ RITRATTO DI UN INTERNO 
scritto e diretto da Lucia Calamaro 

mercoledì 28 gennaio ore 20.30 -turno A
giovedì 29 gennaio ore 20.30 -turno B
venerdì 30 gennaio ore 20.30 -turno C
sabato 31 gennaio ore 20.30 -turno D
domenica 1 febbraio ore 19.00 -turno E

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369gradi, PAV | Diagonale artistica
L’Origine del Mondo
ritratto di un interno
scritto e diretto da Lucia Calamaro

spettacolo in tre atti:
Donna melanconica al frigorifero 
Certe domeniche in pigiama 
Il silenzio dell’analista

con Daria Deflorian, Federica Santoro, Daniela Piperno

disegno luci di Gianni Staropoli
realizzazione scenica di Marina Haas
aiuto regia Francesca Blancato 

produzione e comunicazione 369gradi, PAV | Diagonale artistica
prodotto da ZTL_pro con il contributo di Provincia di Roma, Assessorato alle Politiche Culturali in coproduzione con Armunia e Santarcangelo 41 Festival internazionale del teatro in piazza
in collaborazione con Fondazione Romaeuropa, Palladium Università Roma Tre, Teatro di Roma

Nel 2012 lo spettacolo ha ottenuto: 
Premio Ubu – Nuovo testo italiano o ricerca drammaturgica a Lucia Calamaro 
Premio Ubu – Miglior attrice a Daria Deflorian 
Premio Ubu 2012 – EX AEQUO Miglior attrice non protagonista a Federica Santoro 
durata: tre ore e mezza con due intervalli di 15 minuti ciascuno
Lo spettacolo
Di fronte al tempo, alle crisi alle mutazioni esistenziali
Magari sotto pressione, impotente, spesso isolato
Comunque inadeguato al rapporto ma lo stesso presente. 
Decisamente depresso e si vede, uno fa fatica però vive, trova strategie, si inventa.
Si tratta di reagire.
O al meglio: adattarsi. 
Come si sta di fronte alle cose, quando peggio del rapporto con Uno, c’è solo il rapporto con gli Altri?
Lo sappiamo? Lo possiamo sapere? Esiste un IO generico guida?
Non so. Non mi pare. Da qui non mi azzardo alla teoria.
Passiamo allora allo studio di un caso.
Daria non esce più. Da qui, dalla tana, constata che lei di umano ne conosce veramente solo uno, convivono nello stesso corpo, e a volte si distrae anche da lui. Se lo perde, non lo capisce.
Questa relazione fluttuante e disattenta spesso fa si che si ritrovi a non essere contemporanea neanche di se stessa.
Un convivente, anche lui suo malgrado familiarizzato con l’umano di Daria, visto che ne dipende affettivamente, la richiama a lei e al tempo: la Figlia.
È lei che mantiene il mondo. Lei, Federica, è il suo Atlante domestico.
Tanto che a volte uno si chiede chi ha messo al mondo chi, in questa faccenda.
Nella casa in cui si muove con sua figlia, temporaneamente rinchiuse in cerca di un senso ritrovato, appaiono figure della soglia, abitanti del dentro-fuori, che irrompono e agiscono. Figure queste, tutte animate dalla stessa volontà: tirarla fuori. Si avvicendano su scena strappandole alla loro intimità duettistica l’analista, sua madre, la cameriera, suo marito. Gente che sta più fuori che dentro, ma a volte anche troppo dentro o troppo fuori. 
Insomma, ma che ne sanno loro della fatica necessaria a snodare gli intrecci traumatici nascosti nelle geometrie del profondo? Eppure.
Lucia Calamaro

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Post-scriptum obbligato sulla natura ciclica di Origine
RITRATTO ACCIDENTALE DI UN INTERNO INFINITO

A volte i progetti che intraprendiamo hanno ambizioni tutte loro, indipendenti dalle nostre volontà iniziali; ambizioni che risultano velocemente superiori alle nostre aspettative.
Uno parte, e in generale la fatica è mantenere il movimento, senza che il cuore si fermi.
Questa volta invece ho come la sensazione di aver messo mano a una di quelle forme alimentate da linee forza inesauribili che senza sforzo traggono energia dalla materia-vita stessa. All’occorrenza la vita è la mia, ma come tutti, la incrocio spesso con quella degli altri e allora addirittura la forma si ramifica. I personaggi iniziali, una madre, la Figlia, la nonna, il marito, si alimentano al quotidiano di sfumature di pensiero estrapolate da vicenduzze concrete: dentista, tasse, pioggia, supermercato, conversazioni riportate…

In questa faccenda che si è aperta a me, arresa a una forma sempre aperta e flessibile, c’è come un eco del moto indefinito e a oggi inesauribile dei corpi celesti. Se volessi restarci vent’anni potrei, e poi certo finirebbe con me, con la mia morte, se volessi. Certo è che a oggi non so se voglio o se saprò rimanerci cosi tanto, ma è una vita parallela che si costruisce da sola camminando sulla Scena e sulla quale, andando, trovo addirittura un certo numero di sorprese, allora, almeno per un po’, sarebbe un peccato non restarci.

Mi ricordo che tre anni fa, quando ho cominciato a pensare a questo lavoro, il referente fascinoso principale era Balzac, con la sua Commedia Umana.
C’è da dire che dopo anni di isolamento psicologico e sociale profondo, dovuto a fattori diversi e in questo contesto non pertinenti, avevo scoperto gli altri. Tutti gli altri. Chiamiamola pure umanità. Quella che esiste e vive al di fuori della mia testa. C’era, l’avevo vista e volevo parlarne. 
Certo, non capivo perché, partendo io dalla chiusura tematica della depressione di una donna, dovessi essere affascinata dall’affresco infinito. Eppure.

Non cercandolo, ho trovato un ciclo. 

Un ciclo, questo di Origine, che io obbligatoriamente costruisco su una vita, quella di una donna, che per certi versi è la mia per altri no. E che si declina in capitoli. Ad oggi ho scritto quasi del tutto i primi quattro, non ho idea di quanti potrebbero essere.

La linea traccia iniziale è una crisi individuale che travolge un gruppo familiare, nella fattispecie la crisi di una madre Daria, che fagocita la figlia Federica. Crisi dovuta ad una depressione che si installa, e rende obbligatoria l’esplorazione psicanalitica ma anche drammaturgica-diciamo gestaltica- di dinamiche affettive e familiari. Disfunzionali ma radicate, le dinamiche conosciute chiamano sempre nuovi elementi a illustrare i come e i perché della loro genesi. Per capirle e affievolirle quello che già c’è non basta, c’è bisogno di ripescare cadaveri parlanti, c’è bisogno di incidenti, e di nuovi arrivati. Oltre al coro canonico ed indispensabile di figuranti del dolore composto da madre, marito, fratelli, amici, nonni, cugini persino vicini.

Una vita che si inceppa e che sente, nell’impasse obbligata, il bisogno di indagare suo malgrado quel Cominciamento per tutti noi misterioso, attraverso anche una particolare modalità di gestione del Figlio. In fondo la genie è l’unica prova spicciola e familiarissima che ognuno di noi ha della possibilità di essere assoluti demiurghi di un Inizio. E da lì, da quell’atto massimo di vitalità, ritrovare il nostro, di Inizio.
Indago la coscienza di una Madre, quello che lei ne sa, di tutto quello che in fondo lei significa e a cui appartiene, malgrado e aldilà di lei; esploro gli stati d’animo mortificati di una Figlia adultizzata, la sua assenza di modelli, la sua tenacia; tratteggio l’indifferenza, la rabbia e l’impotenza di tutti gli altri, quelli che si ritrovano a gestire una persona depressa, senza sapere come. Intanto, diversamente, ma certo si vive.

Mi piace poter dire che ad oggi non so quando questa costellazione di rimandi in interfaccia tra il quotidiano e la psiche, tra madre e figlio, paziente ed analista , nonna e nipote, cameriera e signora, moglie e marito si esaurirà.

Volendo e potendo, economie e voglia permettendo, non si chiude praticamente mai. 
Va avanti e ritorna in altre vesti per gli stessi luoghi o in altri luoghi con gli stessi abiti ed è lì che di solito arrivano le sorprese: quando toccato di struscio, cadi nell’altrove che non sapevi fosse contiguo al conosciuto. 
Come ogni ciclo, Origine innaffia dall’interno i semi del suo sviluppo successivo. Crea, inventa, ricorda, mischia, traveste e riporta. Le briciole si trasformano in capitoli da cui a loro volta si disegnano i resti che porteranno avanti la faccenda che verrà. Un organismo autoorganizzato che a oggi ha bisogno di una sola fonte d’energia: la mia vita quotidiana. 
Come non affezionarvisi?

In fondo, da cosa è composta la vita di un essere umano: un corpo e i suoi andazzi, una mente e i suoi rovelli, le cose e la necessità di gestirle e poi gli altri, sotto forma di affetti, rivali, problemi, salvezza, ristoro, passione, legami, vantaggi, limiti.
Ecco cosa si occupa idealmente di proiettare drammaturgicamente, forse anno ad anno, per ora pezzo a pezzo, come un puzzle, questo lavoro: una vita.
Ma non l’avevo immaginato così vasto e siccome mi annoio spesso, ecco perché fallisco in generale, è improbabile che io compia l’affresco che il caso mi ha regalato.

Qualcuno mi ha detto un giorno che la mia vita gli ricordava Marco dagli Appennini alle Ande e rendeva sintetica anche la più prolissa delle telenovelas brasiliane. Ora capisco di che parlava.

Certo è che vissuta sempre in balia di tutto quello che non ero io, non avrei mai pensato, fino ad oggi, che la mia vita si sarebbe trasformata nella mia opera.

Lucia Calamaro

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L’autrice
Lucia Calamaro. Dall’Uruguay alla Francia fino all’Italia, è una corsa tra due continenti la carriera di Lucia Calamaro, drammaturga, regista e attrice. Nata a Roma, a tredici anni si trasferisce a Montevideo, seguendo il padre diplomatico. Laureata in Arte e Estetica alla Sorbona di Parigi, oltre all’insegnamento presso l’Universidad Catolica de Montevideo, ha preso parte come attrice e regista in molti spettacoli nella stessa città, e poi a Parigi e a Roma, dove ha collaborato con molte strutture: il Centro Sociale Villaggio Globale, il Rialto Santambrogio, il Teatro Furio Camillo. Fonda l’Associazione Malebolge nel 2003 e attraverso di essa dà corpo alla propria scrittura scenica, allestendo i seguenti spettacoli: nel 2003 “Medea, tracce, di Euripide†(adattamento e regia di Lucia Calamaro) e “Woyzeck†(adattamento e regia di Lucia Calamaro); “Guerra†(scritto e diretto da Lucia Calamaro), nel 2004; “Cattivi maestri†(scritto e diretto da Lucia Calamaro), 2005; “Tumore, uno spettacolo desolato†(scritto e diretto da Lucia Calamaro) nel 2006; “Magick, autobiografia della vergogna†(scritto e diretto da Lucia Calamaro ) nell’ambito del progetto “giovani talentiâ€, Teatro India, 2008. Nel 2011 ha iniziato un particolare percorso di scrittura e di produzione che l’ha portata a realizzare lo spettacolo in quattro parti: “L’origine del mondo, ritratto di un interno†i cui episodi sono stati presentati a ZTL Pro (Teatro Palladium) e al Teatro India di Roma; a Santarcangelo dei Teatri e al festival Inequilibrio (Castiglioncello). 
Vince il Premio Enriquez nel 2013, categoria: autrice, regia, attrice.
Dalla fine del 2012 lavora alla scrittura del suo nuovo progetto “Diario del tempo. L’epopea quotidiana”, una produzione Teatro Stabile dell’Umbria in collaborazione con Pav che ha debuttato a marzo 2014.

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Le interpreti 

Daria Deflorian . Attrice, autrice e regista di spettacoli teatrali, ha vinto il Premio Hystrio 2013. Dopo essere stata finalista nel 2011, ha vinto il premio Ubu 2012 come miglior attrice per L’origine del mondo di Lucia Calamaro e per Reality, lo spettacolo scritto e interpretato con Antonio Tagliarini. 
Come attrice ha lavorato tra gli altri con Lotte Van den Berg (Omsk/Amsterdam), Valentino Villa, Lucia Calamaro, Marco Baliani, Fabrizio Arcuri, Mario Martone, Martha Clarke (New York Theatre Workshop), Remondi e Caporossi, Fabrizio Crisafulli, Marcello Sambati. E’ stata assistente alla regia per Mario Martone, Pippo Delbono e per Anna Karenina di Eimuntas Nekrosius. Le sue ultime produzioni sono state: Manovre di volo da Daniele Del Giudice (2001), Torpignattara per il progetto Petrolio (2004), Corpo a corpo in collaborazione con Alessandra Cristiani (2007), Bianco dalle poesie di Azzurra D’Agostino (2008). 
Da quell’anno condivide i progetti con Antonio Tagliarini. Il primo lavoro nato da questa collaborazione è Rewind, omaggio a Cafè Müller di Pina Bausch (2008) presentato in molti festival italiani e stranieri. Nel 2009 col sostegno di ZTL-Pro hanno portato in scena lo spettacolo from a to d and back again liberamente ispirato a “la filosofia di Andy Warholâ€. Nel 2010 anno presentato una lettura scenica all’interno della rassegna di nuova drammaturgia inglese, ‘Trend’ del testo di David Harrower, Blackbird. Dal 2011 hanno iniziato il Progetto Reality che ha dato vita a due lavori: czeczy/cose, una installazione/performance ( 2011) e allo spettacolo teatrale Reality, che ha debuttato al Festival In-equilibrio di Castiglioncello nel 2012. Sempre nel 2012 per Face à Face hanno presentato al Piccolo Eliseo di Roma una mise-en-space del testo Identitè di Gérard Watkins. Nell’autunno del 2012, sono invitati da Gabriele Lavia e dal Teatro di Roma a far parte del progetto Perdutamente e presentano al teatro India di Roma Ce ne andiamo per non darvi altre preoccupazioni, (dicembre 2012), primo studio dello spettacolo che ha debuttato al Festival RomaEuropa nel novembre 2013 in cui oltre ai due autori sono in scena Monica Piseddu e Valentino Villa.
www.dariadeflorian.it

Federica Santoro. Frequenta l’Accademia d’arte Drammatica Silvio D’Amico di Roma. 
Attrice in molti spettacoli diretti da Giorgio Barberio Corsetti. Collabora come attrice negli anni anche con Sociètas Raffaello Sanzio, Katzenmacher di Alfonso Santagata, Dall’Aglio, Filippo Timi
e alltri. 
Cura la regia di suoi spettacoli e performance, collabora con vari artisti nell’ambito teatrale e musicale: con Filippo Timi ha condiviso alcune esperienze registiche. tra cui “la Medea”, testo di Daria Panettieri e “L’età de consenso” . E’ attrice nel suo spettacolo “Francesco giullare di Dio”.
Collabora in alcuni spettacoli con la compagnia di danza Travirovesce. Voce nel cd di Tim Hodgikinson, Sang (ReR). 
Co-fondatrice ideatrice e co-regista della Locandaccia, è una delle creatrici del collettivo Arturo composto da musicisti, attori, danzatori e video artisti romani. 
Fonda nel 2004, con la musicista e performer Daniela Cattivelli, Cane – “formazione variabile che lavora sulla, rappresentazione adottando di volta in volta formati diversi”: mettono in scena PSICOSI DELLE 4E48- S. Kane, e curano dei live set. 
Come regista e interprete negli ultimi anni Nel 2007 cura la regia di “Alla meta†di Thomas Bernhard, di cui è anche interprete.
Nel 2008 è regista e una delle interpreti di “Drammi di Principesse†– “La morte e la fanciulla I e III” di Elfriede Jelinek. Partecipa saltuariamente a Storyville su Rai Radio 3, a cura di Antonella Bottini.

Daniela Piperno. Inizia costituendo il Teatro dell’Elfo insieme a G.Salvatores e altri.Tre le produzioni con la sua regia: Zumbì, ballata di vita e di morte della gente di Palmares di A.Boal, Bertoldo a corte di M.Dursi, Woyzeck di G.Buchner. 
Nell’ambito della Biennale di Venezia è nel cast di Luci di boheme di Valle Inclan, regia Mina Mezzadri. Nel 1985, insieme a Lucia Vasini e Pia Engleberth costituisce il trio comico: SORELLE SISTER, con cui lavora fino all’ 89. PRODUZIONI: Sopravvivenza di B.D’alfonso-F.Cascioli, Femmine Annebbiate di Rubini-Skerl, Sorelle si nasce! di G.Cabella, regia T.Pulci. 
Per Teatro Franco Parenti nel 1990 lavora al Peter Pan, regia di Andrè Ruth Shammah.
Nel 1991 l’incontro con Carlo Cecchi con cui lavora per 9 anni. PRODUZIONI: La Locandiera, Finale di Partita, Sogno di una notte d’estate, Misura per Misura. 
Lavora inoltre per: Teatro CRT ne La notte è madre del giorno, regia di Arturo Cirillo; Teatro Out-off in Parti Femminili di D. Fo, regia di Paolo Ciarchi; Teatro Mercadante-Museo Madre, The Good Body regia di Giuseppe Bertolucci; Est-Ovest di C.Comencini, regia di C.Comencini; Teatro Mercadante, Desurrezione, regia di Alessandra Cutolo; Teatro Carignano, Manfred di G.G.Byron, regia di Andrea De Rosa; Teatro Vascello, Sogno d’Autunno di J.Fosse, regia di A.Machia; Due Vecchiette vanno al Nord di P.Notte, regia M.Cotugno con Iaia Forte. 
Per la televisione ha lavorato in: Il povero soldato regia Mario Morini; Professione Farabutto, regia Alberto Sironi; Jerma regia Marco Ferreri; Erba Selvatica regia F.Campigotto; La Nebbia agli irti colli regia G.Tosi. 
Per il cinema ha lavorato in : Due pezzi di pane, con regia di Sergio Citti; Il Minestrone , sempre per la regia di Sergio Citti; I Cammelli, con regia di Giuseppe Bertolucci; Pane e Tulipani, regia S.Soldini; L’Amore probabilmente, regia G. Berolucci; Si può fare, regia Giulio Manfredonia; Le Ombre Rosse, regia di Citto Maselli; Quando la notte, regia di C.Comencini; El Futuro, regia Alicia Scherson; Il volto di un’altra, regia Pappi Corsicato. Stagione2013: lo spettacolo UNO di Gabriele Frasca, regia di Alessandra Cutolo, nell’ambito della rassegna teatrale STANZE

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