IL MALATO IMMAGINARIO – EX LICEO ARTISTICO – CAGLIARI – 18-19 GENNAIOTHE IMAGINARY INVALID – EX ARTISTIC HIGH SCHOOL – CAGLIARI – JANUARY 18 TO 19
Venerdì 18 Gennaio ore 21
Sabato 19 Gennaio ore 21
Biglietto unico di 10 euro
Per info e prenotazioni teatroimpossibile@gmail.com
CON IL PATROCINIO DELLA FACOLTà DI SCIENZE DELLA FORMAZIONE, CORSO DI LAUREA IN “TEORIA DEI LINGUAGGI E DELLA COMUNICAZIONE”
Questo progetto sarà sviluppato e realizzato con il patrocinio dell università di Cagliari, Facoltà di Scienze della Formazione ed in particolare con il corso di laurea “Teoria dei Linguaggi e Della Comunicazione” tenuto dalla professoressa Elisabetta Gola
Ci sono tanti modi per approcciare un classico. Lo si può considerare come materiale “sacro” intorno a cui costruire una messinscena, se ne può fare un’attualizzazione, una parodia, una lettura metalinguistica, etc… di Molière a noi interessava la sua capacità di creare scandalo: non assumendo per sé atteggiamenti contrari alla morale corrente ma limitandosi a descrivere ciò che gli succedeva intorno.
Lo scandalo molieriano è davvero una trappola: grazie a lui scopriamo che ciò che riteniamo davvero intollerabile non è un’azione malvagia o ipocrita ma la sua nominazione. Tartufo e Arpagone sono armonicamente inseriti nel loro contesto sociale e familiare. Chi sta loro vicino accetta di buon grado i tratti mostruosi della loro personalità; tutto ciò che nell’astratta teoria risulta riprovevole viene continuamente rielaborato come ineluttabile e addirittura funzionale.
I tratti ossessivi di Argante, il suo affidarsi alla ciarlataneria di medici ignoranti e profittatori, il suo disinteresse per i sentimenti della figlia Angelica, la sua fede cieca e ottusa in una scienza grossolana e approssimativa hanno senza dubbio costretto il pubblico, nei secoli, a confrontarsi segretamente con le manie del protagonista, a riconoscerne gli atteggiamenti, provando magari a negare, spesso senza successo, di esserne a propria volta vittima. Ma oggetto della riprovazione generale non sarà chi infrange regole sociali condivise, bensì chi segnala l’infrazione, costringendo a formulare un giudizio, a schierarsi.
L’Argante che proveremo a raccontare ribalta la prospettiva cui ci aveva abituato il capolavoro molieriano. Il nostro malato non vive i suoi mali immaginari in un contesto concreto: piuttosto, rende immaginaria la realtà: ora per lui l’importante è segnalare la sua presenza ad una moltitudine che ai suoi occhi ha contorni sempre più sfumati ed imprecisi.
Il testo prende le mosse da Molière per raccontare di un uomo che costruisce il suo percorso esistenziale circondandosi di personalità fittizie, in un tempo quotidiano scandito dall’accendersi e spegnersi di due schermi su cui compaiono dei feticci di personaggio. Non a caso le figure che interagiranno con lui saranno interpretate da due soli attori, che non si porranno minimamente il problema della verosimiglianza, ed effettueranno a vista i loro cambi.
Nella visione ossessiva del mondo di Argante si esiste non perché si è, ma perché si dichiara di esistere, perciò per Argante non importa che i personaggi siano credibili; non gli interessa riconoscere loro una personalità; non fa caso se in un dialogo, poniamo, tra Belina e il Notaio i due ruoli sono interpretati dallo stesso attore: l’unica cosa capace di trovare un varco nel suo autismo è il semplice apparire di qualcuno, la declinazione superficiale di pochi tratti di personalità, il sollievo di un ingresso in chat che lenisca il suo horror vacui.
Di quando in quando, per brevi attimi, Argante si chiede se esista ancora qualcosa fuori da lì, una vita qualsiasi al di là della sua poltrona e dei monitor. E, scrutando il fuori, si informa maniacalmente sulle previsioni del tempo. Che senso ha conoscere le condizioni meteorologiche se non hanno nessuna possibilità di influire sul quotidiano? Nessuno, naturalmente. Forse per Argante il bollettino meteo assume il significato di un legame con la realtà privo di rischi e responsabilità.
Schiavo del suo stesso gioco, alla fine Argante si vede dettare le regole da coloro che pensava di poter controllare; si innesca in tal modo un loop dal quale è difficile uscire, e del quale è perfino difficile accorgersi. Argante si trova solo, nel suo spazio asettico e compresso, circondato da un fuori su cui, ormai, è calato il buio. Per proseguire, per provare ad andare avanti non gli resta che piegarsi e diventare a sua volta un personaggio. Ecco allora che nell’estremo tentativo di trovare un senso, Argante si arrende e diventa finalmente Il Malato Immaginario.
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Friday, January 18 at 21
Saturday, January 19 at 21
Single ticket € 10
For info and reservations teatroimpossibile@gmail.com
UNDER THE PATRONAGE OF THE FACULTY OF EDUCATION, BACHELOR IN “THEORY OF LANGUAGE AND COMMUNICATION”
This project will be developed and implemented under the auspices of the University of Cagliari, Faculty of Education and in particular the degree course “Theory of Language and the Communication” held by Professor Elisabetta Gola
There are many ways to approach a classic. It can be considered as a material “sacred” around which to build a setup, if you can do an updating, a parody, a metalinguistic reading, etc … of Molière us interested in its ability to create scandal by not taking itself attitudes contrary to what is current but merely to describe what was happening around.
The scandal of Molière’s really a trap, thanks to him we discover that what we truly intolerable is not an evil or hypocritical but his nomination. Truffle and Scrooge are harmoniously incorporated into their social and family life. Those close to them willingly accepts the monstrous features of their personality, and all that is reprehensible in the abstract theory is constantly being revised as inevitable and even functional.
The obsessional traits of Argante, his reliance on medical quackery of ignorant and profiteers, his disregard for the feelings of his daughter Angelica, his blind faith in a dull and rough and approximate science have undoubtedly forced the public, over the centuries, deal secretly with the delusions of the protagonist, to recognize the attitudes, perhaps trying to deny, often unsuccessfully, to be in turn victim. But the subject of general disapproval will not be those who break social rules shared, but anyone who reports the offense, forcing you to make a judgment, to take sides.
The Argante we will try to tell reverses the perspective that we had used the Molière masterpiece. Our patient does not live his imaginary ailments in a concrete context: rather, makes imaginary reality: now the important thing is for him to report his presence to a multitude that in his eyes he outlines increasingly blurred and imprecise.
The text begins with Molière to tell of a man who builds his life path surrounding himself with fictitious personalities, in a daily time marked by cycling on and off of two screens on which they appear fetishes of character. Not by chance the figures that will interact with him will be interpreted by only two actors, which will arise not minimally the problem of the likelihood, and will conduct in view of their changes.
In obsessive vision of the world of Argante is there not because you are, but because it claims to be, so to Argante no matter what the characters are believable, does not care to recognize their personality, no coincidence that in a dialogue, say, Belina between the notary and the two roles are played by the same actor, the only thing able to find a hole in his autism is the simple look of someone, the declination of a few superficial personality traits, the relief of an input in chat soothe his horror vacui.
From time to time, for a few moments, Argante wonders if there is still something out there, a life beyond any of his chair and monitor. And, looking at the outside, we inform maniacally on the weather. What is the point to check weather conditions if they have no opportunity to influence the newspaper? No one, of course. Perhaps for Argante the weather report assumes the meaning of a link with reality without risk and responsibility.
Slave of his own game, at the end you see Argante dictate the rules by those who thought he could control; triggers thus a loop from which it is difficult to get out, and which is even difficult to see. Argante is alone in his room and aseptic packed, surrounded by a out of which, by now, the darkness fell. To continue to try to move forward he can only bend and in turn become a character. Here then is that in an attempt to find a way, Argante not give up and finally becomes The Imaginary Invalid.
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