GLI ANNI OTTANTA – GALLERIA COMUNALE – CAGLIARI – 6 AGOSTO – 4 OTTOBRE 2020
La mostra
Presentata in anteprima alla stampa mercoledì 5 agosto dall’Assessore alla Cultura, Spettacolo e Verde Pubblico, Paola Piroddi e dalla Dirigente del Servizio Cultura e Spettacolo Antonella Delle Donne, apre al pubblico giovedì 6 agosto la nuova produzione del Servizio Cultura e Spettacolo – Musei Civici di Cagliari, la mostra Back to the 80’s – Gli anni Ottanta dentro e fuori le Collezioni Civiche.
Curata da Efisio Carbone e Tiziana Ciocca, l’esposizione celebra i coloratissimi ed eccentrici anni Ottanta che ritornano con una punta di nostalgia, più vitali che mai, in questa caldissima estate messa a rischio dal recente lockdown.
L’allestimento concentrato nella sala Ugo della Galleria, si affaccia anche nelle altre sale del museo entrando in dialogo con le opere delle Collezioni permanenti, accostando la fertile produzione artistica di più generazioni in un confronto moltiplicatore di linguaggi artistici sempre più disinvolti, liberi e sperimentali. La moda accesa di colori fluo, il design, la tv a colori, la filmografia edonistica, drammatica, fantascientifica, sono solo alcuni campi di riflessione di un decennio dirompente che inizia appena a mostrare i contorni multiformi di un momento epocale della storia recente.
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Partendo dalle proprie collezioni permanenti i Musei Civici intendono presentare un saggio di quella che è stata la produzione artistica negli anni ’80 in Sardegna, con una particolare attenzione per il capoluogo. Sciolti i Gruppi storici, insieme a gran parte degli ideali utopici da essi veicolati, la ricerca prosegue negli studi, in spazi culturali e nelle gallerie private. Una babele di linguaggi, così definita dal Professor Salvatore Naitza, che mostra un importante fermento culturale dove alla pittura e alla scultura si affiancano, sempre più protagoniste, nuove forme espressive e sinestetiche: happening, istallazioni, performance, video arte, fotografia, design.
In quegli anni tra una Roma romantica e decadente, una Milano high tech e proiettata nel futuro e Bologna utopica e trasversale, una nuova generazione di artisti saluta gli anni ’80 con rinnovata libertà di azione e pensiero. La Transavanguardia ri-connette il territorio alla produzione artistica e l’opera alle mani dell’autore. Nuovi movimenti assorbono energia dalle “sotto-culture” (meglio chiamarle “altre”) che si sostituiscono al pensiero ufficiale di natura politica o intellettuale per arricchirsi di suggestioni che provengono dalla musica, dal teatro, dalla televisione a colori, dalla stampa, dal fumetto, dal cinema. Alla sofisticata sostanza del concettuale e del filone poverista si sostituisce un ritorno alla pittura, per molto tempo bandita, mentre i rapporti sinestetici tra le arti si strutturano in forme sempre più articolate e indeterminabili. Questo nuovo clima italiano non resta immune ai venti internazionali di rinnovamento culturale, alle rock e pop band, alla politica della Lady di ferro e all’edonismo reaganiano, ma preferisce i paninari di piazzale Loreto al punk inglese, la politica craxiana, Drive In, Ma la notte…no!
La Sardegna si inserisce in questo scenario con un confronto tra le nuove generazioni e lo zoccolo duro degli artisti del Secondo Dopoguerra, fautori in prima linea del rinnovamento dei linguaggi contemporanei. La volontà militante e politica, l’azione sociale, gli ideali utopici, la forma aggregante dei “gruppi”, conclusasi con il Centro Arti Visive, lasciano spazio alla ricerca solitaria, che non coincide affatto con una perdita di qualità della produzione artistica, ma finisce per interiorizzarla lasciando che ciascuno porti avanti, in solitudine, processi creativi svelati in esposizioni pubbliche presso importati gallerie private come l’Arte Duchamp di Cagliari e la Chironi 88 di Nuoro. Il contesto sassarese, al contrario, sembra incline a mantenere la formazione in gruppi, uniti più dalle assonanze estetiche che da quelle squisitamente politiche dei decenni precedenti.
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