FESTA DI SANT’ANTONIO – PROGRAMMA COMPLETO – MAMOIADA – 16-17 GENNAIO 2014SANT’ANTONIO FESTIVAL – FULL PROGRAM – MAMOIADA – JANUARY 16-17,2014
Programma della Festa di S. Antonio:
16 gennaio: Alle h.16.30 Santa Messa in onore di S. Antonio Abate, presso la Chiesa della Beata Vergine Assunta, a cui seguirà la benedizione del fuoco nella piazza della chiesa. Dopo la benedizione verranno accesi gli altri fuochi intorno ai quali ci si ritrova per chiacchierare, per ballare o per un bicchiere di vino e un dolce.
17 gennaio: h.14.30 Vestizione dei Mamuthones e Issohadores presso la sede della Pro Loco in via Sardegna e sfilata.
Mamoiada, custode dell’ancestrale memoria dei Mamuthones e degli Issohadores, celebra l’arrivo dell’anno nuovo con una festa dedicata a S. Antonio Abate o S.Antoni de su ohu. Ed ogni anno, come da tradizione, i Mamujadinos vivono questa ricorrenza perpetuando il rito del fuoco. Questa festa si articola in tre giornate: il 16 gennaio “Su pesperu”, la vigilia, il 17 gennaio o “S. Antoni” e il 18 gennaio “S.Antoneddu”. Il 16 gennaio, alla vigilia del giorno dedicato al santo, fervono i preparativi per questa cerimonia che coinvolge l’intero paese. La legna utilizzata per i fuochi proviene da antiche radici di alberi tagliati anni prima, spesso sugherete o roverelle. Nessun albero viene reciso per l’occasione proprio per non arrecare ulteriore danno all’ ambiente. I falò sono in genere 35-40 e sono disseminati per i rioni ma il primo fuoco viene benedetto dal prete di fronte alla chiesa e i fedeli recitano il Credo per tre volte girando intorno ad esso. Da quel fuoco madre ognuno ne prende un tizzone e tutti gli altri vengono accesi, illuminando Mamoiada anche nelle notti successive. Intorno a questi fuochi i mamoiadini si ritrovano per parlare, bere un bicchiere di buon vino rosso e gustare i dolci di S.Antonio. Il 17 gennaio, giorno di S.Antoni, rappresenta il culmine della festa perché, nel pomeriggio, i Mamuthones e gli Issohadores sfileranno per la prima volta. Questa tradizione venne interrotta durante l’ultima guerra e ripristinata, per iniziativa della Pro Loco, proprio trent’anni fa, nel 1984. La sfilata è preceduta dal suggestivo rito della vestizione durante il quale due Issohadores vestono un Mamuthone. A vestizione completata il Capo Issohadore dispone il gruppo e impartisce il ritmo della danza conducendolo attraverso un percorso tra i fuochi. Ogni fuoco viene benedetto dai Mamuthones e Issohadores che vi danzano intorno onorando della loro presenza gli abitanti del rione. Dopo l’attesa benedizione viene offerto loro del vino e dei dolci che, solo in seguito, verranno donati anche agli spettatori. Talvolta essi sostano di fronte all’abitazione di una persona che sta poco bene o di un amico scomparso e quando ciò accade si percepisce un’emozione profonda che solo la sacralità di un rito millenario può suscitare. Gran parte dei riti pagani sono stati assorbiti e trasformati dal Cristianesimo mentre in questo caso osserviamo un processo inverso, quasi una “paganizzazione” della festa cristiana che si svolge parallelamente. Questa festività più di ogni altra infatti, mette in luce la coesistenza di due mondi distinti, quello pagano e quello cristiano, che non si confondono ma, al contrario, il primo sembra condurre a sè il secondo.. Ciò testimonia la forza della tradizione, di un rito che ha attraversato ininterrottamente il tempo e la storia. I custodi del fuoco sacro che viene acceso a Mamoiada ne indossano anche i colori: il Mamuthone veste di nero come la fuliggine e come questa ritorna alla terra col suo passo pesante, mentre l’Issohadore porta un costume che ha il colore della fiamma viva e insieme a questa, va verso l’alto insieme alla sua so’a. Come la Natura conosce morte e resurrezione allo stesso modo il clan scandiva il tempo della nascita e quello del declino annunciando l’urgenza di rinnovare la vita comunitaria attraverso i suoi culti agrari. Moriva così ciò che aveva fatto il suo tempo per favorire la comparsa di un tempo nuovo. Una primavera sociale che era preannunciata da queste due figure che, al pari di due officianti, concelebrano annualmente il rinnovarsi di un ciclo vitale. Sono loro infatti, che indicano alla comunità che è giunto il Tempo, e la comunità risponde, prende parte, si unisce al corteo e si schernisce, si ritrae ma spera di essere presa al laccio da chi celebra la vita piuttosto che seguire le orme di chi, muto, sfila verso la fine. Al di là del ruolo interpretato, chi sta dietro la maschera sacrifica la propria identità per dar voce al Mamuthone o Issohadore che rappresenta. Tuttavia, non si può parlare di una totale perdita della propria identità individuale in favore di qualcosa di più vasto quanto piuttosto di una fusione del proprio sé con quello del ruolo interpretato. Si ha allora una amplificazione della persona che si espande grazie a quella Maschera che ne cela l’identità e che si perde e si ritrova all’interno dello stesso processo. Entra ed esce da sé continuamente traendo una nuova forza da ciò di cui si fa testimone. Su di sé ricade l’anima del Mamuthone o dell’Issohadore che da millenni compiono gli stessi immutati gesti. Al riparo dalla maschera però, l’uomo accresce la consapevolezza di sé. Percorre le stesse vie che i suoi avi hanno conosciuto ma queste portano con sé nuovi ricordi, memorie, emozioni e dolori che dietro la maschera trovano la forza di esprimersi per guarire. Il pubblico non coglie le infinite sfumature emotive che l’Issohadore o il Mamuthone vivono ma avverte, si pone in ascolto comunque. E il dialogo muto ha luogo, senza parole. Il 18 gennaio infine è il giorno di S. Antoneddu e la grande festa volge al termine accompagnata dalle ultime braci, gli ultimi bicchieri e gli ultimi dolci mangiati in compagnia. E dulcis in fundo…ecco i dolci della festa: su Popassinunigheddu, nero come il Mamuthone, su Popassinu biancu come la maschera dell’Issohadore, su coccone ‘in mele o pane dei piccoli ed infine le delicatissime caschettas, frutto della maestria delle donne mamoiadine, a cui questo dolce ben si addice. Le donne sono l’elemento principale di questo rito che ne evoca la presenza attraverso alcuni elementi femminili del vestiario del Mamuthone e dell’Issohadore e a loro si rivolge quando l’Issohadore le cattura con “sa so’a”. Sa so’a infatti, è una fune di giunco che è parte integrante della figura de S’Issohadore. Essa è ripiegata in tanti cerchi e accompagna l’Issohadore durante la processione, pronta ad estendersi in tutta la sua lunghezza per raggiungere e catturare le giovani donne in segno di buon auspicio. Cala dall’alto, guidata dall’abilità dell’Issohadore e ricade, stringendosi intorno al corpo della donna con delicatezza, imprigionandola per il breve tempo di un augurio di fertilità e salute. E’ attraverso la donna che il tempo novello, il passaggio dal vecchio al nuovo, può compiersi.
scritto da Gesuino GreguMAMOIADA 16 and 17 January 2014
Program of the Feast of St. Antonio:
January 16: At h.16.30 Mass in honor of St. Anthony Abbot, at the Church of the Assumption of the Blessed Virgin , followed by the blessing of the fire in the church square . After the blessing will be turned the other fires around which people gather to talk , to dance or for a glass of wine and a dessert .
JANUARY 17: Dressing h.14.30 Mamuthones and Issohadores at the headquarters of the Pro Loco in via Sardinia and parade .
Mamoiada , keeper of the ancestral memory of the Mamuthones and Issohadores , celebrates the new year with a festival dedicated to S. Abate or de S.Antoni of Ohu . And every year , as usual , the Mamujadinos live this anniversary perpetuating the fire ritual . This festival is divided into three days : January 16 ” On pesperu ,” Eve , January 17th or “St. Antoni ” and 18 January ” S.Antoneddu .” On January 16 , the eve of the day dedicated to the saint, the preparations for this ceremony that involves the entire country. The wood used for fires comes from the ancient roots of trees cut years before , often cork or oak . No tree is cut for the occasion in order not to cause further damage to ‘ environment . The bonfires are typically 35-40 and are scattered throughout the districts but the first fire is blessed by the priest in front of the church and the faithful recite the Creed three times, turning around to it. From that fire each mother takes a firebrand and all others are turned on , illuminating Mamoiada also on successive nights . Around these fires the Mamoiada gather to talk , drink a glass of good red wine and taste the sweets of St. Anthony . On 17 January, the day of S.Antoni , represents the culmination of the festival because , in the afternoon, and the Mamuthones Issohadores parade for the first time. This tradition was interrupted during World War II and restored , on the initiative of the Pro Loco , just thirty years ago, in 1984. The parade is preceded by the impressive ritual of dressing in which two Issohadores Mamuthone a dress . A dressing has completed the Cape Issohadore the group and gives the rhythm of the dance guiding it through a path between the fires . Every fire is blessed by Mamuthones and Issohadores that you dance around honoring the inhabitants of their presence in the ward. After waiting blessing is offered them wine and sweets, only then , will be given also to the spectators. Sometimes they leave from in front of the house of a person who is ill or deceased friend and when that happens you feel a deep emotion that only the sacredness of a millenary ritual can generate. Most of the pagan rituals were absorbed and converted to Christianity while in this case we observe an inverse process , almost a ” paganization ” of the Christian holiday that takes place in parallel . This festival more than any other in fact, highlights the coexistence of two distinct worlds , the pagan and the Christian , who do not get confused but , on the contrary , the first seems to lead to the second se .. This testifies to the strength of tradition , a ritual that has gone through the uninterrupted time and history . The keepers of the sacred fire that is lit in Mamoiada will also wear the colors: Mamuthone wears black as soot and as this returns to the earth with his heavy tread , while the Issohadore wearing a costume that has the color of the flame and along with this , goes up along with his so’a . Nature knows how the death and resurrection in the same way the clan chanted the time of birth and that of the decline in announcing the urgent need to renew community life through its agrarian cults . He died as he had done his time to promote the emergence of a new era . A spring social was heralded by these two figures who , like the two ministers , concelebrated the annual renewal of a life cycle . They are the ones that indicate to the community that now is the time , and the community responds , takes part , joined the procession and taunts , it retracts but hopes to be caught in the snare of who celebrates life rather than following in the footsteps of who , mute, slide to the end . Beyond the starring role , who is behind the mask sacrifices his identity to voice Mamuthone Issohadore or she represents. However, one can not speak of a total loss of individual identity in favor of something larger but rather a fusion of the self with that of the role played . We then have an amplification of the person who expands thanks to the mask that conceals the identity and which is lost and is found within the same process . In and out of itself continually drawing new strength from what you witness. Falls upon himself the soul of Mamuthone or dell’Issohadore who perform the same unchanged for millennia gestures. Protected by the mask , however , the man raises awareness of self. It runs the same way that his ancestors have known but they bring with them new memories , memories, emotions and pain behind the mask that they find the strength to speak to heal. The public does not grasp the infinite emotional nuances that Issohadore or Mamuthone live but warns she is paying attention anyway. And the silent dialogue takes place without words. On January 18, is finally the day of St. Antoneddu and the big party comes to an end followed by the last embers , the last and the last glasses sweets eaten in the company . And last but not least … here are the sweets of the feast of Popassinunigheddu , black as Mamuthone on Popassinu biancu as the mask dell’Issohadore on coccone ‘ in apples or bread of small delicate caschettas and finally , the result of the mastery of women mamoiadine , to which this cake is well suited . Women are the main element of this ritual that evokes presence through some elements of female clothing and Mamuthone dell’Issohadore and their addresses when the Issohadore the catch with ” so’a know .” Sa so’a in fact, is a rope of rush that is an integral part of the figure de S’Issohadore . It is folded in many circles and accompanies the Issohadore during the procession , ready to spread throughout its length to reach and capture the young women as a sign of good omen. Decreases from the top , led dell’Issohadore skill and falls , clutching around the woman’s body gently, imprisoning for the short time of a wish for fertility and health. And ‘ through the woman that the new time , the transition from the old to the new , it can be accomplished .
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