6° EDIZIONE SPAZI DI FRONTIERA -BACU ABIS – 28 FEBBRAIO-10 APRILE 2016 Reviewed by admin on . SPAZI DI FRONTIERA VI edizione Rassegna di Teatro Sociale e di Comunità Teatro di Bacu Abis DA DOMENICA 28 FEBBRAIO A DOMENICA 10 APRILE 2016 DOMENICA 28 FEBBRA SPAZI DI FRONTIERA VI edizione Rassegna di Teatro Sociale e di Comunità Teatro di Bacu Abis DA DOMENICA 28 FEBBRAIO A DOMENICA 10 APRILE 2016 DOMENICA 28 FEBBRA Rating: 0

6° EDIZIONE SPAZI DI FRONTIERA -BACU ABIS – 28 FEBBRAIO-10 APRILE 2016

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SPAZI DI FRONTIERA VI edizione
Rassegna di Teatro Sociale e di Comunità
Teatro di Bacu Abis
DA DOMENICA 28 FEBBRAIO A DOMENICA 10 APRILE 2016

DOMENICA 28 FEBBRAIO ORE 19.00 – Teatro di Bacu Abis
“MARATONA DI NEW YORK”
Sardegna Teatro
Di: Edoardo Erba
Con: Corrado Giannetti e Luigi Tontoranelli
Luci: Loic Francois Hamelin
Regia: Francesco Brandi

A seguire “INCONTRO CONFRONTO CON GLI ATTORI”
Conduce Cinzia Crobu, giornalista di settore.

Maratona di New York di Edoardo E rba, non è solo un testo, è un manifesto teatrale. Dal suo esordio nel 1993 sorprese come un modo innovativo di pensare il teatro. Una drammaturgia unica, soprattutto nel rapporto che fonda fra l’attore e lo spettatore.
Concepire un testo dove i due personaggi corrono, nel vero senso della parola, per tutta la durata dello spettacolo è, oltre un tratto, ammettiamolo, di delizioso sadismo, un tocco di prepotente contemporaneità. L’attore che, durante uno spettacolo di prosa, deve recitare correndo è costretto a esibire una capacità atletica e una concretezza interpretativa, che lo legano indissolubilmente allo spettatore, al pari del trapezista o del funambolo. E contemporaneamente si crea quel crudele inganno, come nella danza classica, dove la ballerina impegna con estenuante fatica muscoli e nervi per regalare allo spettatore un’illusione di leggerezza.
E dietro l’apparente leggerezza di due personaggi che chiacchierano allenandosi per la maratona di New York non c’Ä— solo la fatica della corsa, dei muscoli che cedono, del cuore che sente l’obiettivo al di là delle proprie forze. C’è un’amicizia profonda, tesa tra solidarietà e competizione, c’Ä— lo stridore esistenziale di sentirsi irrisolti, incompiuti.
Sfidano se stessi, prosciugano il fiato che gli resta in corpo, cercano di accorciare di ancora un altro metro la distanza che li separa dal sogno di attraversare il ponte di Brooklyn e correre la Maratona di New York. Ma ci credono davvero a quel sogno? O è destinato a diventare il prologo di un fallimento, uno di quei progetti che col tempo cancelliamo dalla memoria e abbandoniamo nel fondo di un armadio come due scarpe da corsa vecchie, sporche, che non servono più.

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