DORIS E IRENE PARLANO DA SOLE – IGLESIAS-ORISTANO-ALGHERO-NUORO-TEMPIO – 27 GENNAIO-6 FEBBRAIO 2015
GIU’ LA MASCHERA!Teatro Stabile della Sardegna
DORIS E IRENE PARLANO DA SOLE
Una donna di lettere / Un biscotto sotto il sofÃ
di Alan Bennett
martedì 27 gennaio 2015 – ore 20.30 IGLESIAS / Teatro Electra
mercoledì 28 gennaio 2015 – ore 21 ORISTANO / Teatro Garau
giovedì 29 gennaio 2015 – ore 20.30 NUORO / Teatro Eliseo
venerdì 30 gennaio 2015 – ore 21 ALGHERO / Teatro Civico
venerdì 6 febbraio 2015 – ore 21 TEMPIO PAUSANIA / Teatro del Carmine
L’ironia graffiante di Alan Bennett per un duplice ritratto al femminile: partirà da Iglesias – dove martedì 27 gennaio alle 20.30 inaugurerà la Stagione di Prosa del CeDAC al Teatro Electra – la tournée isolana di “Doris e Irene parlano da soleâ€, interessante e originale spettacolo del Teatro Stabile della Sardegna che riunisce due monologhi – “Una donna di lettere†nell’interpretazione di Maria Grazia Bodio per la regia di Guido De Monticelli e “Un biscotto sotto il sofà †con Lia Careddu diretta da Veronica Cruciani.
La pièce – nel cartellone del XXXV Circuito Teatrale Regionale Sardo del CeDAC, che con lo slogan “Giù la Maschera!†ricorda il potere svelante del teatro e la sua capacità di mettere a nudo la verità – sarà in scena mercoledì 28 gennaio alle 21 al Teatro Garau di Oristano, dove aprirà la stagione del CeDAC; e ancora giovedì 29 gennaio alle 20.30 al Teatro Eliseo di Nuoro, e venerdì 30 gennaio alle 21 al Teatro Civico di Alghero e infine (dopo una breve pausa) venerdì 6 febbraio alle 21 al Teatro del Carmine di Tempio Pausania.
Le due storie surreali e grottesche – e in un certo senso antitetiche – di una grafomane che guarda il mondo dalla finestra, traendone spunto per vibranti lettere di protesta, fino all’intervento degli assistenti sociali e delle forze dell’ordine; e di una creatura solitaria che vive circondata da ricordi e rimpianti, decisa a sottrarsi alle cure e attenzioni di quello stesso sistema che mal tollera la stravaganza e le piccole manie, fotografano la condizione di emarginazione delle persone anziane in seno alla società contemporanea. Una riflessione sui tempi moderni – con l’umorismo caustico del celebre drammaturgo e scrittore britannico – che mette in luce i paradossi di un meccanismo crudele di esclusione in cui pagano il prezzo più alto le personalità più fragili.
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L’humour nero e feroce di uno dei più grandi drammaturghi inglesi per due tragicomici monologhi al femminile: in tournée nell’Isola sotto le insegne del CeDAC, nell’ambito del XXXV Circuito Teatrale Regionale Sardo del CeDAC, con lo slogan “Giù la Maschera!†che sottolinea la capacità del teatro di mettere a nudo la verità attraverso l’arte della finzione, “Doris e Irene parlano da sole†del Teatro Stabile della Sardegna accosta la storia di “Una donna di lettere†– una grafomane inarrestabile interpretata da un’irresistibile Maria Grazia Bodio per la regia di Guido De Monticelli – e il ritratto di un’anima solitaria in “Un biscotto sotto il sofà †con un’intensa Lia Careddu diretta da Veronica Cruciani.
La pièce inaugurerà martedì 27 gennaio alle 20.30 la Stagione di Prosa del CeDAC al Teatro Electra di Iglesias, per approdare mercoledì 28 gennaio alle 21 al Teatro Garau di Oristano, e dare così il via alla stagione del CeDAC; e sarà poi in scena giovedì 29 gennaio alle 20.30 al Teatro Eliseo di Nuoro, venerdì 30 gennaio alle 21 al Teatro Civico di Alghero e infine (dopo una breve pausa) venerdì 6 febbraio alle 21 al Teatro del Carmine di Tempio Pausania.
I due atti unici – con due differenti registri, l’uno più ironico l’altro più amaro, sottolineati dalla scelta di una doppia regia – nati per la televisione e poi trasportati con successo in teatro, e riuniti nel volume “Talking Headsâ€, restituiscono un’immagine crudele della società contemporanea, in cui la sfera degli affetti e la rete delle relazioni sembra spezzarsi, isolando le personalità più fragili, mentre il rigore del sistema mal sopporta le eccentricità , e cerca quindi di ricondurle in un ordine profondamente disumano. Le due protagoniste – l’una fin troppo vivace e attiva, nel suo intento censorio, della cui necessità è tanto convinta che neppure l’intervento degli assistenti sociali e delle forze dell’ordine basta a distoglierla dell’irritante abitudine di guardare e giudicare le vite degli altri; l’altra apparentemente più mite ma non rassegnata a una situazione in cui il venir meno delle forze, delle risorse fisiche e mentali, la porrebbe in balìa di estranei, e decisa fino all’ultimo a conservare la propria individualità e libertà – incarnano con differenti sfumature la condizione degli anziani nella civiltà dei consumi. Esclusi dal ciclo produttivo, privi di legami familiari e anche fieri della propria indipendenza, quei cittadini d’età avanzata e dalla salute vacillante, talvolta anche sragionanti ma più spesso semplicemente imprevedibili e incapaci di adattarsi a quella remissiva aspettativa della fine che sembra la loro condanna, costituiscono infatti, loro malgrado, un “problemaâ€.
Così “Doris e Irene parlano da sole†mentre nessuno le ascolta, raccontano la loro storia, i loro sogni, i loro ricordi, in un vuoto emotivo che tentano invano di colmare, l’una con un’intensa attività epistolare che la rimetta in contatto con il mondo, l’altra ritraendosi in uno spazio privato, tra le mura silenziose così vibranti di memorie e di rimpianti, di desideri e di fantasmi. L’autorità di quello stato che vorrebbe aiutarle, imprigionandole – sia pure con le migliori intenzioni – in uno schema preconfigurato, non basta a “redimerleâ€: esse resistono, fino all’ultimo, ancorate alla certezza della loro individualità .
La scrittura di Alan Bennett restituisce, per piccoli flash e fulminanti intuizioni, il ritratto delle due eroine al contrario, due donne che senza saperlo né volerlo, per pura strategia di sopravvivenza, rivendicano la propria identità contro l’omologazione della società moderna, rifiutandosi di entrare in una categoria precostituita, di diventare un numero in una statistica, e sostenendo la propria natura di esseri pensanti e senzienti. Il drammaturgo affida alle due signore, così diverse per temperamento ed educazione, il compito di suscitare una riflessione sull’involuzione di una civiltà che rinuncia all’individualità e alla diversità , che in nome di un presunto bene comune sacrifica i singoli, investe risorse in terapie e sostegno trattando un fatto naturale e inevitabile come la vecchiaia, o un problema economico come la povertà , alla stregua di malattie.
La mise en scène del Teatro Stabile della Sardegna – con scene e video di Luca Brinchi e Daniele Spanò, i costumi di Adriana Geraldo e il disegno luci di Stefano Damasco e Loïc François Hamelin – conferisce a ciascuno dei due monologhi un’unicità e specificità , in virtù dell’interpretazione delle due attrici che regalano ai rispettivi personaggi un proprio respiro, una qualità e una materia quasi “palpabileâ€, una riconoscibile autenticità : una visione più astratta, per sequenze brevi in un rapido crescendo e finale a sorpresa per la vicenda di Doris, corrispondente infaticabile; e una sorta di proiezione onirica, in cui i confini della realtà di sfrangiano e dilatano, fino a includere i ricordi veri o immaginari, per il microcosmo di Irene.
Due donne – due storie: due aspetti contraddittori, o meglio complementari del presente, due esempi emblematici di come, sia pure a fatica, l’individuo sappia e possa sfuggire agli ingranaggi di un sistema troppo istituzionalizzato e incapace di dare risposte reali e soddisfacenti ai bisogni e alle istanze dei singoli cittadini. La vera libertà sta in fondo nel poter essere se stessi senza limitazioni e vincoli formali, al di là delle convenzioni e delle regole imposte dall’esterno, fino a crearsi, contro ogni logica. una piccola oasi di serenità , se non di felicità .
CONTATTI: ufficio stampa/ CeDAC Sardegna:
Anna Brotzu – 328.6923069 – cedac.uffstampa@gmail.com
INFO & PREZZI
IGLESIAS
Abbonamenti
primi posti: intero € 40 – ridotto € 35
secondi posti e galleria: intero € 35 – ridotto € 25
Biglietti
primi posti: intero €15 – ridotto €13
secondi posti/galleria: intero €13 – ridotto €11
palchetti €5
studenti € 10
info: cell: 328 1719747 – augustotolari.51@gmail.com
www.cedacsardegna.it
ORISTANO
Abbonamenti 5 spettacoli:
posto unico: intero €65– ridotto €55
Biglietti:
posto unico: intero €14 – ridotto €12
info: cell. 345 1170216 – www.cedacsardegna.it
NUORO
Biglietti
primi posti: intero €16 – ridotto €14
secondi posti: intero €14 – ridotto €11
info: 329.0708812 – p.altea@tiscali.it – www.cedadcsardegna.it
ALGHERO
Biglietti
Platea: €15– ridotto €13
palco: intero €13 – ridotto €10
loggione: €7
info: tel: 349 4127271 – iousaidaniela@tiscali.it
www.cedacsardegna.it
TEMPIO PAUSANIA
Biglietti:
Platea intero e galleria centrale €15
Platea ridotto e galleria laterale €13
Loggione €6
riduzioni: under 25, over 65
Info: 339.3556695 – imma.serra@tiscali.it
tel. 079 671580 – 079 630377 – infogiovani.tempio@tiscali
www.cedacsardegna.it – F teatrodelcarminetempio
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SCHEDA DELLO SPETTACOLO
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Teatro Stabile della Sardegna
DORIS E IRENE PARLANO DA SOLE
di Alan Bennett
Una donna di lettere
traduzione Davide Tortorella
con Maria Grazia Bodio
regia Guido De Monticelli
Un biscotto sotto il sofÃ
traduzione Adele D’Arcangelo e Francesca Passerini
con Lia Careddu
regia Veronica Cruciani
scene e video Luca Brinchi, Daniele Spanò
costumi Adriana Geraldo
luci Stefano Damasco, Loïc François Hamelin
Lo spettacolo
Particolarissimo incontro, questo, tra due registi, Guido De Monticelli e Veronica Cruciani, per la messa in scena di due monologhi del più importante e oggi rappresentato drammaturgo inglese, Alan Bennett. Due punti di vista, due obbiettivi puntati su due storie ironiche, parossistiche, molto umane, scritte, in origine, per la televisione, ma poi rappresentate con gran successo a teatro e ora interpretate da Maria Grazia Bodio e Lia Careddu.
Le due messe in scena, pur con approcci diversi, sanno ritrovare una profonda unità di intenti e di visione, cogliendo nei due testi di Bennett quella struttura a flash, a piccole sequenze, che si sviluppano come in un rapido montaggio cinematografico, in cui sono ritratte porzioni di vita quotidiana, lampi di ossessione. Quadri ritagliati nel nero per “Una donna di lettereâ€, immagini proiettate sul bianco per “Un biscotto sotto il sofà â€.
Una donna di lettere
Alan Bennett ci parla di un’umanità che della solitudine fa una lente sul mondo, un particolarissimo e molto acuto punto di vista sulla realtà dalla quale pare esclusa. È il caso di Miss Ruddok che interpreta a suo modo il mondo spiandolo dalla finestra, e ne trae una furente attività epistolare. Da qui l’ironia già insita nel titolo, “Una donna di lettereâ€. Scrive lettere, Miss Ruddok, grondanti sdegno e protesta per tutto ciò che vede, finché non viene affidata agli assistenti sociali, e infine reclusa per le sue diffamazioni. E nella reclusione ritrova la sua “famigliaâ€, persone reali, con altre storie di solitudine e disadattamento. Ecco, darsi da fare, scrivere lettere per loro, come in fondo fa lo stesso Bennett con le sue creature. E Miss Ruddok ritrova una sua forma di felicità senza perdere il suo antico vizio.
Sono sette i quadri in cui si dispiega questo soliloquio: come i giorni della settimana, tutti tagliati come brevi sequenze cinematografiche (o televisive: sappiamo infatti che questi monologhi nascono per la televisione). Più situazioni, primi piani, “inquadratureâ€, ritagliate nella sua vita quotidiana, che vere e proprie azioni; e ciascuna si chiude con il sospettoso sguardo lanciato, attraverso la finestra, ai vicini di fronte. Qualcosa di questo procedimento iterativo, quasi ad anello, ci riporta alle strisce dei fumetti: che sono infatti finestre di taglio diverso aperte sulla fissità di certi comportamenti ricorrenti, di scorci, di ossessivi riflessi condizionati. E ci ricordano appunto l’inquadratura cinematografica, o fotografica, con la sua netta selezione del campo visivo. Nonché, appunto, il taglio di una finestra aperta sul mondo.
Sulla base di questa struttura visiva e ritmica saranno ripercorse le sette giornate di Miss Ruddock, tutte segnate dai fuochi di una follia che si fa metafora del mondo, di una visione diversa e spesso illuminante che l’anziana di Bennett sa, nella sua aspra solitudine, gettare sulla realtà .
(Guido De Monticelli)
Un biscotto sotto il sofÃ
Un’anziana signora spaventata dal fatto di essere portata in un ospizio, decide di lasciarsi morire dentro la sua casa. Un viaggio dentro la psiche umana di una donna sola, senza figli, vedova, che ormai non conosce le persone che abitano nelle case intorno a lei.
Il mondo reale, esterno, è diventato un pericolo, qualcosa che si stenta a riconoscere; per questo la protagonista si muove all’interno di uno spazio scenico che non è un luogo realistico ma un luogo dell’immaginazione e del ricordo.
Una parete bianca come sfondo, uno schermo su cui scorrono immagini tese a ricreare a volte un angolo della casa della protagonista, altre ad aprire verso paesaggi onirici suggeriti dai ricordi, dalle fantasia e dalle paure della donna.
Le parole che la donna si racconta la ingannano, le raccontano qualcosa di sé che non è autentico ma necessario a sopravvivere alla solitudine, alle piccole e grandi frustrazioni che emergono nelle pause e nei momenti di silenzio.
Questo conflitto tra la parola e il silenzio, tra la verità di una condizione esistenziale e il suo mascheramento è una delle chiavi del mio lavoro sull’attore.
Questo lavoro è accentuato e amplificato dall’utilizzo del video che riprenderà l’attrice in primo piano, rendendo visibili i più piccoli movimenti del viso, accompagnando lo spettatore dentro il mondo interiore di questa donna.
Le due cose che mi hanno appassionato a questo lavoro sono state il testo, scritto da un autore che amo, e il forte desiderio di recitarlo, emerso dall’incontro con l’attrice. In un monologo il rapporto tra l’attore e le parole è fortemente personale e come regista, quasi come un’attenta spettatrice, il mio compito sarà quello di accompagnare l’attrice in questo percorso di conoscenza delle parole e illuminarne ogni significato.
(Veronica Cruciani)
L’autore
Alan Bennett, pluripremiato scrittore, sceneggiatore e drammaturgo inglese, nasce a Leeds, nello Yorkshire, il 9 Maggio del 1934. Oltre alla sua attività per il teatro, la televisione, la radio – ma è anche sceneggiature e scrittore di numerosi racconti e romanzi – fa molte apparizioni come attore. La voce lugubre eppure così espressiva di Bennett (caratterizzata da quel leggero accento di Leeds), l’umore aspro e l’umanità evidente della sua scrittura hanno reso molto popolari le sue letture delle sue stesse opere (specie quelle che sono di matrice autobiografica). Sono altrettanto famose le sue letture delle storie di Winnie the Pooh.
Molti dei personaggi di Bennett sono sfortunati e oppressi, oppure miti e trascurati. La vita li ha portati ad una impasse, oppure è passata loro accanto. Bennett ce ne presenta le fragilità . Come si può vedere nella serie televisiva Talking Heads: una serie di monologhi trasmessi tra la fine degli anni 70 e gli anni 80 e successivamente portati al Comedy Theatre di Londra nel 1992. Un secondo sestetto viene scritto dieci anni dopo.
Tra le sue opere, The History Boys, acclamatissimo da pubblico e critica, ha ottenuto ben tre Olivier Awards. Bennett stesso ha ottenuto un Olivier Award per il suo “eccezionale contributo al Teatro Britannicoâ€, oltre ad altri numerosi premi e riconoscimenti.
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