LA PRIMA VOLTA DEI GOOGLE GLASS AL TEATRO LIRICO DI CAGLIARITHE FIRST TIME IN GOOGLE GLASS IN LYRIC THEATRE OF CAGLIARI
La tecnologia anche dove non te l’aspetti. Nella lirica, per esempio: al Teatro Lirico di Cagliari ieri è andata in scena la première della Turandot di Giacomo Puccini rimodernata in stile ventunesimo secolo: gli artisti sul palcoscenico, durante lo spettacolo, hanno indossato i Google Glass, i celebri occhiali smart di BigG. Si è trattato di una sperimentazione unica al mondo e prima nel suo genere, che ha permesso agli spettatori di godere dell’esibizione in maniera diversa rispetto al solito, osservando lo spettacolo in diretta anche attraverso gli occhi di chi lo stava mettendo in scena. La sperimentazione, raccontano dal teatro, è iniziata con la prima di ieri e resterà in scena nel capoluogo sardo fino al 16 agosto. Ne abbiamo parlato con Nicola Fioravanti, del centro di ricerca e sviluppo tecnologico del Teatro Lirico di Cagliari.
Tecnologia, arte e cultura: perché un centro di ricerca e sviluppo tecnologico in seno a un teatro lirico?
“I motivi sono molti. Innanzitutto la tecnologia può trarre tanti insegnamenti dal mondo del teatro. Dentro un teatro si cerca di produrre costantemente bellezza nel pieno rispetto dell’uomo mentre la tecnologia dimentica spesso di essere uno strumento e diventa il fine ultimo. Allo stesso tempo, gli artisti teatrali sono spesso diffidenti nei confronti della tecnologia perché credono, erroneamente, che distrugga la magia unica che vi si respira. Riteniamo che sia arrivato il momento di superare questi pregiudizi. La tecnologia può essere anche uno strumento, anche se non l’unico, per avvicinare i giovani a un mondo, quello teatrale, che è in grado di stregare come pochi”.
Cosa intendete per opera interattiva? In che modo i Google Glass arricchiscono l’esperienza di uno spettacolo lirico?
“Quando ho ricevuto i Google Glass nelle mie mani, ho cercato di immaginare come avrei potuto usare questo magnifico strumento per aumentare il punto di vista naturale di un’opera teatrale. Assistere a un’opera significa normalmente ascoltare parole, musica, osservare gestualità e immagini: lo spettatore guarda la rappresentazione dal proprio punto di vista. I Google Glass potevano essere perfetti per mostrare un punto di vista normalmente nascosto, senza perdere alcuna poesia perché l’emozione di stare sul palcoscenico non può essere interamente riprodotta attraverso delle immagini e dei video. Così ho pensato di dare una serie di Google Glass alle persone sul palcoscenico. I coristi, il tenore, i tecnici dietro le quinte ma anche gli orchestrali potevano finalmente scattare fotografie e registrare video senza che questo fosse esageratamente invasivo. Dopodiché, ho pensato di aggiungere una cronaca in diretta dell’evento, una sorta di live multimediale dell’opera sui social network del Teatro Lirico di Cagliari. Ne ho parlato con Mauro Meli, sovrintendente del teatro, che, come sempre, ha accolto la proposta con tanto entusiasmo. Pochi giorni dopo è nata Semestene, l’applicazione per i Google Glass che abbiamo sviluppato con TSC Lab, Google Enterprise Partner e partner prezioso del nostro Medialab”.
Come funziona il sistema tecnologico che avete sviluppato?
“Semestene, l’app per i Google Glass, permette di scattare fotografie e registrare video e successivamente mette a disposizione dell’utente la condivisione sui social network con hashtag e testi preconfigurati. Semplicissimo e molto efficace”.
Come è stata recepita l’iniziativa dagli artisti? E dal pubblico?
“I dipendenti del teatro, affrontate le prime naturali diffidenze, hanno accolto con entusiasmo e disponibilità l’esperimento. Senza di loro sarebbe stato impossibile proseguire nella sperimentazione appena andata in scena (e che ci rimarrà fino al 16 agosto, per tutte le recite di Turandot). Il pubblico attende ansioso di vedere cosa succederà e nel frattempo, è entusiasta della ritrovata centralità del teatro nel tessuto cittadino. Negli anni ’90 Cagliari è stata una delle città chiave nella diffusione di internet e ora, attraverso l’innovativo progetto del Medialab del Teatro Lirico, può tornare a esserlo nell’ambito dell’innovazione tecnologica nell’arte”.
Ripeterete l’esperimento con altre opere? Che progetti avete in cantiere?
“Sicuramente miglioreremo l’integrazione tra Google Glass e opera. Nell’ottobre di quest’anno il MediaLab sarà impegnato in un progetto di realtà aumentata che interesserà gli spazi del Parco della Musica, attorno al Teatro. Assieme ad alcune scuole cittadine e grazie all’utilizzo di tecnologie open-source quali Arduino e Raspberry, il team del MediaLab farà suonare come fossero pianoforti le scalinate del Parco cittadino. Il codice del software realizzato per questo intervento sarà messo a disposizione liberamente a chi vorrà replicare l’intervento di realtà aumentata in altre città in Italia e nel mondo. Nel cantiere abbiamo anche un’altra applicazione rivoluzionaria, ma per saperne di più dovrete aspettare ancora qualche mese”.
Cosa intendete per opera interattiva? In che modo i Google Glass arricchiscono l’esperienza di uno spettacolo lirico?
“Quando ho ricevuto i Google Glass nelle mie mani, ho cercato di immaginare come avrei potuto usare questo magnifico strumento per aumentare il punto di vista naturale di un’opera teatrale. Assistere a un’opera significa normalmente ascoltare parole, musica, osservare gestualità e immagini: lo spettatore guarda la rappresentazione dal proprio punto di vista. I Google Glass potevano essere perfetti per mostrare un punto di vista normalmente nascosto, senza perdere alcuna poesia perché l’emozione di stare sul palcoscenico non può essere interamente riprodotta attraverso delle immagini e dei video. Così ho pensato di dare una serie di Google Glass alle persone sul palcoscenico. I coristi, il tenore, i tecnici dietro le quinte ma anche gli orchestrali potevano finalmente scattare fotografie e registrare video senza che questo fosse esageratamente invasivo. Dopodiché, ho pensato di aggiungere una cronaca in diretta dell’evento, una sorta di live multimediale dell’opera sui social network del Teatro Lirico di Cagliari. Ne ho parlato con Mauro Meli, sovrintendente del teatro, che, come sempre, ha accolto la proposta con tanto entusiasmo. Pochi giorni dopo è nata Semestene, l’applicazione per i Google Glass che abbiamo sviluppato con TSC Lab, Google Enterprise Partner e partner prezioso del nostro Medialab”.
Come funziona il sistema tecnologico che avete sviluppato?
“Semestene, l’app per i Google Glass, permette di scattare fotografie e registrare video e successivamente mette a disposizione dell’utente la condivisione sui social network con hashtag e testi preconfigurati. Semplicissimo e molto efficace”.
Come è stata recepita l’iniziativa dagli artisti? E dal pubblico?
“I dipendenti del teatro, affrontate le prime naturali diffidenze, hanno accolto con entusiasmo e disponibilità l’esperimento. Senza di loro sarebbe stato impossibile proseguire nella sperimentazione appena andata in scena (e che ci rimarrà fino al 16 agosto, per tutte le recite di Turandot). Il pubblico attende ansioso di vedere cosa succederà e nel frattempo, è entusiasta della ritrovata centralità del teatro nel tessuto cittadino. Negli anni ’90 Cagliari è stata una delle città chiave nella diffusione di internet e ora, attraverso l’innovativo progetto del Medialab del Teatro Lirico, può tornare a esserlo nell’ambito dell’innovazione tecnologica nell’arte”.
Ripeterete l’esperimento con altre opere? Che progetti avete in cantiere?
“Sicuramente miglioreremo l’integrazione tra Google Glass e opera. Nell’ottobre di quest’anno il MediaLab sarà impegnato in un progetto di realtà aumentata che interesserà gli spazi del Parco della Musica, attorno al Teatro. Assieme ad alcune scuole cittadine e grazie all’utilizzo di tecnologie open-source quali Arduino e Raspberry, il team del MediaLab farà suonare come fossero pianoforti le scalinate del Parco cittadino. Il codice del software realizzato per questo intervento sarà messo a disposizione liberamente a chi vorrà replicare l’intervento di realtà aumentata in altre città in Italia e nel mondo. Nel cantiere abbiamo anche un’altra applicazione rivoluzionaria, ma per saperne di più dovrete aspettare ancora qualche mese”.
FONTE: WIREDThe technology also where you do not expect. In the opera, for example, at the Teatro Lirico in Cagliari yesterday staged the premiere of Turandot by Giacomo Puccini modernized style in the twenty-first century: the artists on stage during the show, wore the Google Glass, the famous smart glasses of Bigg . It was an experiment unique in the world and first of its kind, which allowed viewers to enjoy the exhibition in a different way than usual, watching the show live through the eyes of those who were staging. The trial, tell the theater, began with the first of yesterday and will remain on stage in the Sardinian capital until August 16. We spoke with Nicholas Fioravanti, the center of research and technological development of the Teatro Lirico in Cagliari.
Technology, art and culture as a center of research and technological development within an opera?
“The reasons are many. First, the technology can draw many lessons from the world of theater. Inside a theater trying to constantly produce beauty while fully respecting human technology often forget to be a tool and becomes the ultimate goal. At the same time, the theater artists are often wary of the technology because they believe, wrongly, that destroys the unique magic that you breathe. We believe that the time has come to overcome these prejudices. The technology can also be an instrument, although not the only one, to bring young people to a world, the theater, which is able to bewitch as few. “
What do you mean by interactive? How does the Google Glass enrich the experience of a show lyric?
“When I received the Google Glass in my hands, I tried to imagine how I could use this wonderful tool to enhance the natural point of view of a play. Attend a work means normally hear words, music, observe gestures and images: the viewer looks at the representation from its own point of view. The Google Glass could be perfect to show a point of view normally hidden, without losing any poetry, because the thrill of being on stage can not be fully reproduced through the images and video. So I thought to give a series of Google Glass to the people on the stage. The singers, the tenor, the engineers behind the scenes but also the musicians could finally take pictures and record video without this being overly invasive. After that, I thought I’d add a chronicle of the event, a sort of live multimedia work on the social networks of the Teatro Lirico in Cagliari. I talked with Mauro Meli, superintendent of the theater, which, as always, has accepted the proposal with enthusiasm. A few days later came Semer, the application for the Google Glass we have developed with TSC Lab, Google Enterprise Partner and valued partner of our Medialab. “
How does the technological system that you have developed?
“Semer, the app for the Google Glass, allows you to take pictures and record video and then provides the user with sharing on social networks with hashtag texts and pre-configured. Very simple and very effective. “
As the initiative was implemented by the artists? And the public?
“The employees of the theater, addressed the first natural diffidence, was greeted with enthusiasm and readiness to experiment. Without them it would have been impossible to continue in the trial as soon as staged (and will stay there until August 16 for all performances of Turandot). The audience waits anxiously to see what will happen and in the meantime, is excited about the rediscovery of the centrality of the theater in the city’s fabric. Cagliari in the 90s was one of the key cities in the spread of the internet and now, through the innovative design of the Medialab of the Lyric Theatre, may return to be part of the technological innovation in the art. “
Will repeat the experiment with other works? What are your plans in the pipeline?
“Surely we will improve the integration between Google and Glass work. In October this year the MediaLab will be engaged in a project of augmented reality which will affect the spaces of the Parco della Musica, around the theater. Along with some city schools, and through the use of open-source technologies such as Arduino and Raspberry, the team of MediaLab will play the piano as if they were the steps of City Park. The code of the software developed for this project will be made ​​freely available to those who want to replicate the intervention of augmented reality in other cities in Italy and in the world. In the yard we have another revolutionary application, but to know more you’ll have to wait a few more months. “
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