IL MALATO IMMAGINARIO – EX LICEO ARTISTICO – CAGLIARI – 7-9 DICEMBRE
IL MALATO IMMAGINARIO
EX LICEO ARTISTICO – PIAZZETTA DETTORI CAGLIARI
Venerdì 7 Dicembre ore 21
Sabato 8 Dicembre ore 21
Domenica 9 Dicembre ore 19
Biglietto unico di 10 euro
Per info e prenotazioni teatroimpossibile@gmail.com
CON IL PATROCINIO DELLA FACOLTà DI SCIENZE DELLA FORMAZIONE, CORSO DI LAUREA IN “TEORIA DEI LINGUAGGI E DELLA COMUNICAZIONE”
Questo progetto sarà sviluppato e realizzato con il patrocinio dell università di Cagliari, Facoltà di Scienze della Formazione ed in particolare con il corso di laurea “Teoria dei Linguaggi e Della Comunicazione” tenuto dalla professoressa Elisabetta Gola
Ci sono tanti modi per approcciare un classico. Lo si può considerare come materiale “sacro” intorno a cui costruire una messinscena, se ne può fare un’attualizzazione, una parodia, una lettura metalinguistica, etc… di Molière a noi interessava la sua capacità di creare scandalo: non assumendo per sé atteggiamenti contrari alla morale corrente ma limitandosi a descrivere ciò che gli succedeva intorno.
Lo scandalo molieriano è davvero una trappola: grazie a lui scopriamo che ciò che riteniamo davvero intollerabile non è un’azione malvagia o ipocrita ma la sua nominazione. Tartufo e Arpagone sono armonicamente inseriti nel loro contesto sociale e familiare. Chi sta loro vicino accetta di buon grado i tratti mostruosi della loro personalità; tutto ciò che nell’astratta teoria risulta riprovevole viene continuamente rielaborato come ineluttabile e addirittura funzionale.
I tratti ossessivi di Argante, il suo affidarsi alla ciarlataneria di medici ignoranti e profittatori, il suo disinteresse per i sentimenti della figlia Angelica, la sua fede cieca e ottusa in una scienza grossolana e approssimativa hanno senza dubbio costretto il pubblico, nei secoli, a confrontarsi segretamente con le manie del protagonista, a riconoscerne gli atteggiamenti, provando magari a negare, spesso senza successo, di esserne a propria volta vittima. Ma oggetto della riprovazione generale non sarà chi infrange regole sociali condivise, bensì chi segnala l’infrazione, costringendo a formulare un giudizio, a schierarsi.
L’Argante che proveremo a raccontare ribalta la prospettiva cui ci aveva abituato il capolavoro molieriano. Il nostro malato non vive i suoi mali immaginari in un contesto concreto: piuttosto, rende immaginaria la realtà: ora per lui l’importante è segnalare la sua presenza ad una moltitudine che ai suoi occhi ha contorni sempre più sfumati ed imprecisi.
Il testo prende le mosse da Molière per raccontare di un uomo che costruisce il suo percorso esistenziale circondandosi di personalità fittizie, in un tempo quotidiano scandito dall’accendersi e spegnersi di due schermi su cui compaiono dei feticci di personaggio. Non a caso le figure che interagiranno con lui saranno interpretate da due soli attori, che non si porranno minimamente il problema della verosimiglianza, ed effettueranno a vista i loro cambi.
Nella visione ossessiva del mondo di Argante si esiste non perché si è, ma perché si dichiara di esistere, perciò per Argante non importa che i personaggi siano credibili; non gli interessa riconoscere loro una personalità; non fa caso se in un dialogo, poniamo, tra Belina e il Notaio i due ruoli sono interpretati dallo stesso attore: l’unica cosa capace di trovare un varco nel suo autismo è il semplice apparire di qualcuno, la declinazione superficiale di pochi tratti di personalità, il sollievo di un ingresso in chat che lenisca il suo horror vacui.
Di quando in quando, per brevi attimi, Argante si chiede se esista ancora qualcosa fuori da lì, una vita qualsiasi al di là della sua poltrona e dei monitor. E, scrutando il fuori, si informa maniacalmente sulle previsioni del tempo. Che senso ha conoscere le condizioni meteorologiche se non hanno nessuna possibilità di influire sul quotidiano? Nessuno, naturalmente. Forse per Argante il bollettino meteo assume il significato di un legame con la realtà privo di rischi e responsabilità.
Schiavo del suo stesso gioco, alla fine Argante si vede dettare le regole da coloro che pensava di poter controllare; si innesca in tal modo un loop dal quale è difficile uscire, e del quale è perfino difficile accorgersi. Argante si trova solo, nel suo spazio asettico e compresso, circondato da un fuori su cui, ormai, è calato il buio. Per proseguire, per provare ad andare avanti non gli resta che piegarsi e diventare a sua volta un personaggio. Ecco allora che nell’estremo tentativo di trovare un senso, Argante si arrende e diventa finalmente Il Malato Immaginario.
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